Oggi si parte, nella ricerca storica, per lo più da strumenti digitali. Il meta-OPAC per eccellenza è SBN. C’è un duplice fattore condizionante per le ricerche su Google: meta-datazione delle ricerche e ricerca per motivi commerciali. Con gli algoritmi, inoltre, le ricerche vengono personalizzate. Historical Abstract è una specie di banca dati/database con testi conferiti, di argomento storico, prevalentemente saggistica su riviste.
La cosa importante, quando sono davanti a un database, è sapere cosa c’è dentro. In Historical Abstract c’è una righetta sotto che mi dice se c’è una versione full text. HA sta all’interno del sistema che connette vari database, EBSCO; il sistema HA riconosce l’esistenza del full text e mi ci fa accedere.
Le informazioni bibliografiche si propongono in modo esponenziale, non lineare. Se non posso accedere a quell’informazione, mi dà la possibilità di avere quella risorsa in fotocopia, gratuitamente. Il servizio si chiama NILDE. Stesso servizio per i capitoli di libro, oltre che per le riviste. Quindi, ho due possibilità: il prestito interbibliotecario o NILDE. Ciò che si può fare è fotocopiare il 15% del libro, limite per questioni di copyright.
HA è una banca dati globale, ha un bacino molto largo. Se devo pescare un pesce più piccolo però devo usare altri strumenti che non HA che ha maglie molto larghe. Questa è, ad esempio, la Bibliografia Storica Nazionale. Questi volumi contengono le indicazioni bibliografiche di tutto il pubblicato in Italia.
Per procedere nella mia ricerca, comunque, devo iniziare a leggere articoli, saggi, libri che mi diano informazioni bibliografiche. Parafrasando Eraclito, la storia cambia, va quindi riletta e riscritta.
La storia del colonialismo fascista è emblematica: gli archivi, prima di Del Boca, non erano accessibili. Le fonti erano state occultate. Negli anni ’50 iniziò una pubblicazione degli archivi del Ministero dell’Africa italiana. Ma quelle serie escludevano proprio quei documenti. Stesso discorso per l’occupazione italiana della Dalmazia.
Abbiamo poi il caso dei Pentagon Papers, da cui hanno tratto un film (The Post). I Tian An Men Papers, con discussioni del Politburo del PCC, usciti poi dalla Cina, dimostravano come il PCC fosse determinato a reprimere gli studenti.
La ricerca storica restituisce il grado di necessità con cui sono successe certe cose.
Lo storico deve assumere diversi punti di vista, dei protagonisti dei fatti. Ad esempio, per la nostra storia coloniale non possiamo tener conto solo del punto di vista dei generali, ma anche della truppa. Questa indicazione è valida per qualsiasi periodo o fatto storico. Ad esempio, nella lotta della Chiesa cattolica contro la stregoneria, è importante capire cosa hanno detto gli imputati dei processi. Vedi, ad esempio, Il formaggio e i vermi, di Carlo Ginzburg che ci ha rivelato cos’era la cultura delle classi popolari.
La ricerca storica deve partire da una passione. Se ha solo precisione e scrupolo, ma manca di passione, non è creativa. Alla base ci deve essere un problema e il problema nasce dalla curiosità. Facendoci delle domande: ma questo è vero? Cosa dice la fonte?
Certamente c’è anche (un problema di) circolarità delle fonti.
Bibliografia, fonti secondarie, fonti primarie, questo è il percorso da fare.
Errori da evitare: elementi attinenti all’argomentazione, errori logici, anacronismi. Generalizzazione: estendere le conclusioni raggiunte, al di là di quello che le fonti mi consentano. Un altro errore è lo scambio del rapporto cronologico per un rapporto causale.
Ancora: la tautologia. Esprimere lo stesso concetto con altre parole. È un’argomentazione circolare.