di Sergio Mauri
Se sei arrivato qui significa che vuoi saperne di più su questo libro e sulla letteratura slovena, nonché del più importante autore della stessa. A dire il vero di letteratura slovena si occupano in pochi, non è un argomento particolarmente battuto né sul Web né nei corsi di studio, se non nelle zone ex-confinarie tra Italia e Slovenia.
Indice.
France Prešeren.
Questa è una breve trattazione, asistematica, a caldo scritta dopo la lettura del libro curato da Miran Košuta. France Prešeren fu il maggiore, il più rivoluzionario poeta e letterato sloveno, sia sotto il profilo politico sia sotto quello letterario nel quale esprimeva tutta la sua lucidità e determinazione. Con la famiglia d’origine non ebbe grande sintonia d’intenti, diradando molto i suoi contatti pure con i genitori, ma mantenendone di maggiori con lo zio, suo mentore e finanziatore. Ebbe amicizie molto significative che riuscirono a orientarne pensiero e intenti, in Čop e Smole. I tragici epiloghi delle vite di questi amici si ripercossero sulla personalità del poeta in modo profondo e duraturo, contribuendo a modellare i suoi versi. Fu forse il piano amoroso a influire maggiormente, proprio come peso specifico, sulla sua vita interiore, i suoi interessi come uomo e intellettuale, finanche al livello della sua identità. Il lato affettivo, con tutta la sua carica investita sia in sentimenti sia sotto il profilo psicologico, si riverbera nei versi di Prešeren in maniera costante e sistematica. Mi sono chiesto se Prešeren potesse essere in qualche modo assimilato ai poeti maledetti, a prescindere dalla diversa collocazione socioculturale di questi ultimi. Tuttavia, alcuni tratti comuni ci sono: ribellismo contro la società, alterità poeta-resto-del-mondo, alterità di valori, lotta per l’affermazione di un linguaggio poetico (e in Prešeren anche nazionale) che tuttavia i francesi avevano ben saldo. Se non si può parlare di una parentela stretta, tuttavia, si può parlare di una parentela più remota, ma che comunque fa percepire una certa comunanza di emozioni, sentimenti, obiettivi di auto-affermazione in un mondo che si evolve in una direzione sicuramente opposta a quella dei poeti o del poeta. È, tuttavia, una ribellione e una lotta disperata, in realtà senza speranza contro una forza soverchiante, rappresentata da ciò che noi chiamiamo capitalismo. Ci sarebbe da capire il perché di una serie di scelte personali che portano Prešeren a posizionarsi in un ben determinato angolo umano, culturale, identitario che, per quanto interessante, rimane pur sempre un angolo. La domanda (possibile) sarebbe: come diventiamo ciò che siamo?
La guerra dell’alfabeto.
L’autore fu presente nelle polemiche letterarie e intellettuali del tempo, certo sostenuto e supportato dai suoi compagni d’ideali, ma non si fece certamente problemi a dire la sua, quand’anche fosse non conforme e molto spesso lo era, col pensiero dominante. Ricordiamo che Čop scrisse il Discacciamento delle lettere inutili, das ist Slowenischer ABC krieg, ispirandosi a un testo di più antica data di Agnolo Firenzuola, nel pieno della battaglia per l’ortografia che in realtà nascondeva una lotta tra le ambizioni della nuova generazione e il conservatorismo dei vecchi. Fu acuto e pronto osservatore delle questioni della lingua e polemiche conseguenti, di animo romantico e disponibile, pungente all’occorrenza, in parte corrosivo nei suoi giudizi. La sua vita amorosa o la storia dei suoi sentimenti si conosce attraverso i contenuti poetici che ha esposto nei suoi fecondi anni di attività. Il suo essere romantico si ripercuote anche nell’evidente dissidio tra ideale d’amore e concreta realizzazione di esso nel suo menage con la Jelovšek che gli diede tre figli, certo un amore sofferto e pragmatico o che forse lui non considerava nemmeno amore, ma che tuttavia una qualche importanza comunque ebbe. Una situazione che molti, forse la maggioranza delle persone vivono, consistente nel ripiego dal grande amore sognato o vissuto come spinta erotico-sentimentale, alla realtà di una quotidianità con chi non è in grado di darti quei determinati brividi ed emozioni e infonderti proprio quegli slanci. E, dopotutto, al netto dei bisogni della carne o di ottemperare al conformismo delle unioni di coppia o semplicemente per non stare solo, qualche motivo se non proprio quelli elencati, per unirsi alla Jelovšek il Nostro l’avrà di certo avuto. I figli poi avranno costruito in lui una dimensione esistenziale degna di essere perseguita. Anche sotto questo profilo qualche addentellato con le vicende dei poeti maledetti si può intravvedere e non solo sul piano dei dolorosi epiloghi, ma pure sotto quello della sfida della pubblicazione del Serto di sonetti apertamente dedicato alla Primic, una sfida che all’epoca non doveva essere proprio una passeggiata. Un autore romantico a tutto tondo quindi Prešeren, con i suoi dolori, le sue sconfitte, le sue iperboli, i suoi ideali, il suo sostanziale anticonformismo. Il fatto di aver avuto ritardata l’abilitazione alla professione forense è un ulteriore aspetto della sua non possibile riduzione a degli schemi troppo semplicemente conformistici. Questo essere fuori dagli schemi tipici del tempo (ma ogni tempo ne ha di suoi) si riaggancia con quanto affermato prima in relazione a come si diventa ciò che si è. Con una tranquilla professione di avvocato sarebbe stato di sicuro ancora un poeta, ma senza la carica dirompente della caratterizzazione romantica.
La questione nazionale.
Vediamo ora quali sono le questioni che assumono particolare importanza nella letteratura di Prešeren. La questione nazionale, oltre quelle amorose e letterarie, in Prešeren assume una dimensione certamente primaria. Egli, cosciente della condizione del popolo sloveno, a quel popolo si rivolge cercando di porre e porsi il problema della sua emancipazione e di risolverlo. Ma appunto quel popolo non è proprio un popolo compatto, anzi esso è composto da diversi “filoni” d’interesse, dagli intellettuali che “rispettano” l’Impero a quelli che dissentono da tale impostazione, agli operai, artigiani, contadini, funzionari dello Stato e altre categorie sociali che manifestano una certa variegazione di interessi, priorità, obiettivi risultanti dalla loro cultura, genere, posizione sociale. Un popolo dunque come entità composita, non fatta “come un sol uomo”. A chi sembra rivolgersi allora Prešeren? A un popolo reale e immaginato al tempo stesso, con la forza del sentimento, a un popolo virtuale, possibile.
Boris Paternu dice, nella Postfazione al bellissimo libro France Prešeren, Poesie, curato da Miran Košuta che Prešeren fu, può essere assimilato a “una sorta di variante spirituale austriaca dei giacobini, ma più concettuale e letteraria che realmente politica”, anche se “a suo modo e ancor prima del rivoluzionario 1848” (p. 465). Certamente anche questa è una lettura non solo possibile, ma significativa, di peso che ci dice (anche) quanto fosse Prešeren, inserito in una corrente della storia che si manifestava in una impostazione di pensiero e di azione politica a livello continentale, visto che i primi colpi al “Concerto europeo” uscito dal Congresso di Vienna del 1815, erano già stati dati, sebbene in misura minore di ciò che sarà nel 1848, nel 1820 e nel 1830.
Note su Stanko Vraz.
La vicenda di Stanko Vraz, illirista, può essere d’interesse, pur se nato nella Stiria sudorientale, sensibile alle influenze della lingua croata. Egli fu seguace delle teorie di Gaj; tentò da sloveno di imporre la scelta illirista, cercando di far capire agli intellettuali sloveni la necessità di lasciar perdere le loro particolarità per una visione più ampia. Inizialmente propose una mediazione col dialetto stiriano, della regione da cui proveniva, senza ottenere soddisfazione, soprattutto per l’intervento di Prešeren che difese la lingua che si stava affermando non senza fatica, quella di Lubiana. In ambiente sloveno fu accolto con un certo distacco, ambiguità, col risultato che egli si volse definitivamente alla causa illirista. Lo stesso Prešeren ebbe nei suoi confronti un atteggiamento un poco contradditorio se non ambiguo, ma non malevolente. Da notare che la battaglia contro l’oppressione straniera poteva essere combattuta (e lo fu) da entrambe le visioni culturali e letterarie. Slomšek fu del pari avversario dei rivoluzionari, ma difensore della libertà slovena e avversario dei giansenisti.
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