di Sergio Mauri
La vita. Vive l’infanzia e la giovinezza tra isolamento culturale e solitudine affettiva, caratterizzate dallo studio “matto e disperatisssimo”. È deluso dal mondo esterno e per il fallimento dell’esperienza amorosa. Nella produzione più tarda emerge il registro satirico. Dallo “studio matto e disperatissimo” abbiamo la conversione letteraria (1816) evidente sia nello studio erudito che nella creazione poetica. Tra il 1819 e il 1824 abbiamo la conversione filosofica attraverso l’avvicinamento all’ateismo e al materialismo. Tiene un diario intellettuale: lo Zibaldone di pensieri. Nelle Operette morali (1824-1832) si evidenzia la sua contrarietà alle illusioni consolatorie, un’indagine sulla infelicità umana ed il favore emergente verso i nuovi comportamenti sociali. L’infelicità umana è causata dalla natura crudele, ma la griglia interpretativa leopardiana si avvale di una propria teoria del piacere, di una critica all’antropocentrismo, del rovesciamento del mito del progresso contro le illusorie credenze religiose.
La questione dell’infelicità umana si conclama nel pessimismo storico che poi diventa cosmico. La modernità è perdita di illusioni, mentre la natura si dimostra matrigna. L’infelicità è un dato storico che poi diventa costitutivo della vita. La civiltà è vista come allontanamento della natura in cui matura la coscienza della propria infelicità. La solidarietà sociale serve a mitigare l’infelicità umana.
La poetica. La poesia sentimentale e immaginativa come consolazione e abbandono momentaneo; la poesia filosofica come meditazione disincantata sulla realtà.
I Canti. Prima fase (1818-1822). Le canzoni civili: decadenza storica, il suicidio civile, il suicidio esistenziale che culminano nell’ansia di riscatto individuale.
Gli Idilli: temi soggettivi ed esistenziali.
La seconda fase (1828-1830): i canti pisano-recanatesi; infondatezza delle illusioni (la giovinezza e il rimpianto), bisogno di significato e di valore (pessimismo desolato), riflessione sul piacere (carattere illusorio della felicità).
Terza fase (1831-1837): il “ciclo di Aspasia” (l’amore come passione concreta e vissuta); le canzoni sepolcrali (la morte come tragedia senza significato); denuncia infelicità umana (la solidarietà sociale contro la natura).