Globalizzazione parte dell’evoluzione?

Globalizzazione parte dell'evoluzione?
Bambini sotto l'altezza normale, per età, 2007-2008.

Un’ accentuazione della globalizzazione mi sembra inevitabile e sarà completa, per quanto riguarda gli umani, quando gli immigrati dimenticheranno o non riconosceranno più la loro provenienza, le loro tradizioni e saranno socialmente indistinguibili dagli altri.

Chi vive in una città che 300 anni fa era una colonia penale dove venivano riuniti galeotti provenienti da tutto il mediterraneo: diversi per pelle, religione cultura.

Oggi un occhio allenato può riconoscere l’origine del cittadino che incontra per strada e il suo cognome, storpiato dal tempo può dare ancora una conferma della lontana provenienza. Questo è per me un esempio di globalizzazione che solo il tempo ha reso possibile. Io, sono certamente un immigrato dalla terra etrusca (sono perfettamente rappresentato su un sarcofago al museo di Volterra).

Per il commercio e le industrie ormai è fatta.

Ho comperato a Göteborg un oggetto tipico del luogo, che ho scoperto essere stato disegnato in Scozia, fabbricato in Cina ed importato da una società con sede ad Amsterdam.

Va bene così; sono dell’opinione che credere “prima andava meglio” è da vecchi (io ho cominciato ad esserlo), ed è come negare l’evoluzione che negli animali e nelle piante non si arresta. Si sviluppa con diversa velocità, ma esiste e continuerà.

Immigrare=globalizzare?

Nessuno qui interpreta la globalizzazione solo in termini economici, i no-global si opponevano a essa e non certo alla contaminazione culturale e all’immigrazione, la quale è frutto soltanto del sistema economico globalizzatore che mantiene una divisione tra paesi “ricchi” e “poveri”. Se il pakistano immigra in Italia non è per imporre a noi la sua religione o le sue usanze, ma per sfuggire alla miseria e alle armi, cioè per sopravvivere. Globalizzazione e immigrazione sono correlate perché il nostro sistema produttivo continua a sfruttare i “non-occidentali” come manodopera sottopagata, sia nei loro paesi sia nei nostri per quei mestieri che richiedono l’attività sul luogo (edilizia, raccolta agricola, assistenza domestica, ecc.).

Dunque, pensare che gli stranieri vadano cacciati via perché hanno una forma mentis diversa scritta nel DNA non è solo un concetto razzista, ma anche una vera cazzata senza alcun fondamento razionale.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.

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