Green Pass e governo.
Come volevasi dimostrare e come già da me accennato nei mesi scorsi, il rischio allora solo paventato è diventato realtà. Da oggi (per lo più da domani 2 maggio) i non vaccinati se ne possono tornare, tranquilli tranquilli, al loro posto di lavoro, dopo mesi di malattie (più o meno inventate), infortuni, aspettative. Questo ad esclusione della Sanità, da quello che mi dicono. Chi li ha sostituiti e si è guadagnato il pane in questi mesi, facendosi pure il vaccino, viene ora trattato come un cretino, mentre avrebbe tranquillamente potuto farsi assumere e mettersi direttamente in malattia, esattamente come tutti gli altri, i no-vax, e aspettare la fine di questa farsa. Perché, parliamoci chiaro, non si pretende che uno Stato come quello italiano abbia a cuore la propria immagine etica e la tutela morale e materiale dei propri cittadini, ma che almeno guardi i conti pubblici che, nonostante le scelte e le priorità sbandierate, anche grazie a queste scelleratezze, sembrano in un infinito peggioramento. Ma tutto torna, anzi tornerà: l’indebitamento impoverirà sempre di più gli italiani che diverranno sempre più docili e manipolabili. E questo è il desiderata di ogni governo. Quindi, tornando ai lavoratori sostituti dei no-vax che firmano i loro bravi contratti e si mettono direttamente in malattia, con questa azione avrebbero anche messo in difficoltà preventiva uno Stato che mette in difficoltà, senza pensarci due volte, proprio loro, quelli che si sono sbattuti in questi mesi per mandare avanti la baracca. Tutto ciò, peraltro, si rafforza nel silenzio generale dei si-vax, fino a ieri scatenati contro i non vaccinati o contro quelli che agitavano dei dubbi sulle operazioni del governo. Un governo dei migliori e forse dei perfetti. La priorità della guerra in Ucraina, oggi, in continuità col crollo dell’affidabilità dell’informazione facilitato da due anni di gestione pandemica, sembra aver cancellato qualsiasi senso critico nelle persone. Forse sarà (anche) perché, come dice Giorgio Agamben, non si tollerano più voci fuori dal coro che, automaticamente, diventano “terroriste”.
I democratici tacciono e non si intendono qui i piddini, che non sono i detentori del significato teorico e pratico del termine, ma di chi dice di avere a cuore il destino dell’Italia, dell’Europa, dell’Occidente, meloniani inclusi, eh, che poi sarebbe un modo meno egoistico di dire il destino dei propri figli e nipoti. Tacciono sulla pandemia ormai silenziata per dar fiato a megafoni di guerra.
Appare chiaro, dunque, che qui non si tratta di capire chi avesse ragione tra si-vax e no-vax, poiché entrambe le posizioni hanno delle falle logiche interne, ma di rendersi conto che le gestioni emergenziali sono funzionali al potere costituito per auto-legittimarsi. Come farebbe, altrimenti, una classe dirigente totalmente avulsa dalle ragioni dei cittadini, disinteressata al loro futuro, totalmente priva di senso di responsabilità circa il futuro del pianeta, priva di quelle conoscenze e capacità intellettuali utili ad affrontare le sfide che ci troviamo innanzi, a rimanere al proprio posto? Ne consegue che non siamo in democrazia: se mai ce n’è stata una parvenza qualche decennio fa, oggi è assolutamente scomparsa, non per la cattiveria di chi ci governa, ma perché è inutile a gestire e dare continuità al potere. Non si governa coi buoni propositi, avrebbe detto, in parafrasi, monsignor Marcinkus.