di Sergio Mauri
Qui lo dico e qui lo confermo. Non solo l’emergenza pandemica sembra essere stata esercitata, con quei particolari mezzi e sistemi giuridici, politici e ideologici che abbiamo conosciuto, in anticipazione con l’esplosione della guerra russo-ucraina o meglio russo-americana, ma sembra più che verosimile che anche la Brexit abbia avuto un singolare effetto socioeconomico che poteva essere preparato solo da chi aveva gli strumenti per immaginare il futuro conflitto russo-americano. Un conflitto che andava preparato, come sembra sia stato fatto, rileggendo gli ultimi otto anni del dramma del Donbas.
Che la Brexit sia avvenuta dopo il 2014, inizio della fase più virulenta della crisi ucraina, dopo la famosa rivoluzione arancione; che la Brexit sia avvenuta dopo la conclamazione di una situazione di lungo termine che, sia dal punto di vista economico che politico, avrà effetti molto pesanti sull’Europa continentale: ecco, almeno questi due fattori non si possono considerare come casuali, ma spinti a costruirsi, accompagnati e poi realizzati. Il problema, cioè, è quello di considerare la tendenziale riunificazione del Regno Unito all’alleato-padrone statunitense, dal quale avrà qualche aiutino politico ed economico, lasciando da sola un’Europa che si candida a deprimersi in tutti i campi e a ridursi a potenza regionale e non più grande player. Più o meno il destino della Russia, anche se – probabilmente – la Russia potrebbe resistere meglio a questo conflitto e instabilità con l’Ucraina. Almeno nei primissimi anni. Perché possiamo tranquillamente parlare di anni di conflitto. A meno di una soluzione negoziale che, tuttavia, non vedo all’orizzonte.
Il sentimento anti-continentale degli inglesi è noto a tutti e non da oggi; tuttavia, occorreva organizzarlo per arrivare alla Brexit e allora ecco che i media iniziano a sollevare con chiarezza la questione, a pompare analisi, notizie, certezze. Poi forze politiche, tipo UKIP, che hanno fatto la loro parte. Per inciso Farage non si vede più in giro, dopo aver compiuto il suo servizio.
Perché parlo di Brexit? Parlo di Brexit mentre ho già scritto di gestione della pandemia perché non penso sia possibile non via sia stata alcuna coscienza di ciò che si stava facendo come conseguenza di ciò che stava accadendo. Che tutte le crisi stiano esplodendo così ravvicinate nel tempo è pure molto singolare, nonostante siamo abituati ad avere conflitti sparsi nel mondo da sempre. Non ci possiamo salvare con la frase fatta “è la crisi del sistema globale”. La crisi russo-ucraina era nell’aria almeno dal 2014 e da allora questi anni sono stati in realtà preparatori. Quello che sto affermando ora lo sostengo con delle fonti specifiche che seguono queste righe. Queste fonti, per lo più giornalistiche, al di sopra di ogni sospetto, che ho pubblicato ieri, dimostrano che siamo arrivati a questo conflitto scientemente e che il conflitto stesso è stato preparato direi nei minimi dettagli per costringere la Russia a un intervento, nella fattispecie invadendo l’Ucraina. Perché Putin non aveva scampo: fare una figura di merda all’interno senza intervenire direttamente oppure intervenire, tanto ormai era meglio perdere combattendo, posto che la cosa si risolva con una sconfitta russa, peraltro non così probabile.