Hong Kong e le aziende italiane.

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Voglio essere subito chiaro: Hong Kong come luogo dove non si pagano le tasse e il business è fiorente è una bufala. Anzi, una bufalona. Se fossi un’azienda italiana di piccole dimensioni oppure un privato in cerca di fortuna, me ne starei calmo e riflessivo prima di scegliere la città come approdo per i miei investimenti. Andiamo per gradi.

Ad HK certo la tassazione è bassa, ma non a zero, comunque. Bisogna parlare chiaro: Hong Kong è conveniente per il big business non per gli altri e non tanto per i cinesi che vivono in Italia, considerato che:

  1. i costi di apertura di una ditta sono certamente modesti, di certo monetine per il big business e forse anche per un privato danaroso, ma
  2. quelli di mantenimento attraverso dei professionisti locali non sempre (infatti bisogna vedere chi trovi e quali tipi di accordi commerciali riesci a strappargli, ricordando che qualsiasi accordo commerciale anche a HK, parte più occidentalizzata della Cina, deve essere iperdettagliato secondo i normali canoni cinesi, altrimenti potresti avere delle brutte sorprese). I costi comunque sono superiori a quelli che di solito vengono fatti pagare dai nostri commercialisti ai cinesi che aprono in Italia (di solito i cinesi chiedono di essere inseriti sotto i minimi di fatturazione pagando un terzo di quello che paghiamo noi). Ai cinesi, infatti, non frega nulla dell’immagine, frega molto dei soldi che riescono a guadagnare, in qualsiasi modo riescano a farlo
  3. da vedere poi le nuove normative italiane che obbligano i cinesi in Italia a pagare almeno l’ INPS (l’IVA è un pò più complicata, ma in parte si sta facendo) attraverso lo scambio “permesso di soggiorno/pagamento INPS”, misure che tentano di frenare la fuoriuscita di soldi dall’Italia verso la Cina (maxievasioni conclamate, come quella di Wenzhou), impoverendoci
  4. ad HK devi avere personale locale altrimenti sei tagliato fuori e non solo per la lingua… questo è un dato di fatto anche discriminatorio, poiché non si dà automaticamente la stessa cosa in Italia per i cinesi
  5. i costi dell’immobiliare sono inverosimili, costituendo – al pari della voce precedente – una tassa fatta passare sotto mentite spoglie.
  6. Tuttavia, anche a prescindere da questo, l’Italia non è presente nella città cinese come lo sono la Francia, gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito o la Spagna. Noi italiani siamo molto indietro sotto questo punto di vista. Scontiamo un grosso ritardo che stiamo cercando di colmare solo ora. La Cina e con essa anche Hong Kong è un paese protezionista che non intende regalare nulla agli stranieri, un pò per necessità interne, un pò per cultura, un pò per ricorsi storici e saldo dei conti col resto del mondo. Se non siete molto grandi, lasciate perdere ed orientatevi verso l’Europa, se proprio l’Italia non vi basta.
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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 con Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023 e con Amazon Kdp nel 2024.

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