In Italia, diverse statistiche confermano un deflusso netto di attività imprenditoriali. I numeri complessivi delle imprese calano, calano il giro d’affari complessivo e gli occupati. Si tratta di uno sciopero bianco dell’imprenditoria. Spesso le aziende delocalizzano, altre volte chiudono e basta. Le ricadute sull’economia nazionale non sono solo quelle relative ai fatturati e ai posti di lavoro, ma anche quelle concernenti le imposte che andrebbero a versare allo Stato e vanno, quindi, perdute. Imposte che andrebbero a finanziare il welfare statale, i servizi fondamentali utili a tutti.
Le ragioni di tutto ciò sono varie e già le conoscete: recessione, marginalità crescente dell’Italia, scarsezza di capitali, burocrazia e corruzione. Tutto vero. Ma c’è dell’altro. I capitalisti si rifiutano di fare il loro dovere. Non investono, non gettano le basi per costruire qualcosa. I capitalisti si rifiutano di lavorare.
Propongo, perciò, di abolire il diritto di sciopero per costoro, introducendo anche la precettazione e, nei casi più gravi, il sequestro di impianti e proprietà ad essi riconducibili.
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