Mi riferisco alla lettera a Pier Paolo Pasolini titolata Caro Pier Paolo, su Valle Giulia scrivesti una cazzata, apparsa su Contropiano online a firma Vincenzo Morvillo in cui si afferma che Pasolini sbagliò a scrivere quell’articolo sul Corriere della Sera nel lontano 1968. Voglio prendere seriamente in considerazione questo articolo, nonostante qualcuno e qualcosa me lo sconsiglino….
Ora, con tutta la più buona volontà, è difficile scusare la controlettera di Morvillo che, per criticare Pasolini utilizza degli argomenti che in buona parte esulano l’articolo scritto a suo tempo dal poeta. Come ben sa Morvillo, è impossibile fare delle equivalenze fra categorie differenti: non si possono aggiornare dei dati antropometrici, confrontandoli con le misurazioni corporee delle pecore. Pasolini si focalizzò sugli studenti, provocatoriamente, per evidenziare una questione antropologica ed in particolare la lotta di classe all’interno della borghesia, e non contro di essa, ed a prescindere dalle sue idee sul potere che mi sembrano più che chiare. Potere contro il quale ha combattuto tutta la vita. A differenza di tutti noi, infatti, pagò pesantemente la sua alterità ad esso, ad iniziare con decine di processi e denunce…..
Morvillo, invece, nella sua controlettera non parla solo di studenti, ma di operai, di rivoluzionari, di proletariato, componendo quindi un grande calderone, una melassa indistinta, ricreando quella impossibile equivalenza fra categorie dissimili in cui risulti facile avere ragione. Toccando i sentimenti e le memorie delle persone, dei comunisti, degli antifascisti che Pasolini lucidamente criticò nelle loro scelte di assecondare lo sviluppo capitalistico (ricordi Morvillo? cazzate anche queste?) si vuole avere ragione di un contesto molto lontano dal nostro. Dislocare la battaglia per vincerla, insomma. Questo, però, non è un modo di fare politica o di analizzare il pensiero (fecondo) di Pasolini, che ha posto di fronte a tutti noi dei quesiti che ancora non riusciamo a risolvere adeguatamente, proprio perché privi ormai di capacità di analisi e sintesi. Primo fra tutti: perché il proletariato ha perduto coscienza di sé?
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