Non sopravvivono i migliori, ma i più adatti, quelli che si adattano meglio alle condizioni ambientali. Per l’uomo le condizioni ambientali sono la cultura. Come i cosiddetti musulmani nei campi di concentramento o quelli che sono morti “per aver fatto o detto qualcosa, aver reagito, essersi opposti”. Quindi, si riproducono proprio costoro, i sopravvissuti o coloro che si sono adattati meglio. Adattarsi meglio, tuttavia, significa anche altre cose.
Quelli che si adattano meglio hanno quella capacità e irruenza, quell’essere diretti che non è l’opporsi e il reagire, ma che potremmo anche chiamare l’incoscienza che è quella di dare seguito alla specie. Al netto delle loro/nostre idee, sensazioni, pulsioni ed emozioni che ci rendono ottimisti verso il mondo. Probabilmente la mattina appena svegli. Oppure dopo una giornata in cui veniamo compensati per aver svolto bene il nostro compito. Che ci danno speranza in un senso delle cose. I migliori, non si riprodurranno, lasceranno il posto ai più adatti, ma lasceranno (forse) qualche utile testimonianza di sé stessi.
I migliori e i più adatti.
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