Nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2024, a poche ore dall’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi, la rete ferroviaria francese ha subito tre atti di sabotaggio simultanei, che hanno colpito le linee ad alta velocità Atlantico, Nord ed Est. Questi atti hanno causato notevoli disagi, con stime che indicano circa 800.000 passeggeri coinvolti in ritardi e cancellazioni. Dettagli degli Atti di Sabotaggio:
- IncendiDolosi: sono stati appiccati incendi deliberati sui binari, danneggiando gravemente le infrastrutture. Un quarto tentativo di sabotaggio, mirato a un’altra linea TGV, è stato sventato dalle autorità.
- Impatto sul Traffico: la SNCF ha dichiarato che i treni ad alta velocità sono stati costretti a deviare su linee ordinarie, con la cancellazione di circa un treno su due nelle linee colpite. La situazione è prevista per rimanere critica almeno fino alla fine del weekend.
Il ministro dei Trasporti, Patrice Vergriete, ha definito gli atti come “coordinati e criminali”, mentre la ministra ad interim dello sport ha parlato di “sabotaggio coordinato” che potrebbe influenzare il trasporto degli atleti e delle delegazioni verso le sedi di gara. Le autorità avevano già previsto la possibilità di attacchi durante le Olimpiadi, e sono state implementate misure di sicurezza straordinarie, con 58.000 agenti di polizia e personale di sicurezza dispiegati.
Dunque, parliamo del sabotaggio delle ferrovie francesi. I media occidentali hanno subito puntato il dito sui soliti capri espiatori: estrema sinistra, islamisti, ecologisti. Fra i tre, forse (e sottolineo venti volte il forse) solo gli islamisti avrebbero un minimo di capacità organizzative (leggi sostegno internazionale) per portare a termine un progetto del genere. Il problema, infatti, risiede non solo nelle competenze tecniche, ma anche e specificamente nella conoscenza delle infrastrutture (inclusi i controlli che si effettuano sulle stesse).
La pista russa non è improbabile: per i russi si tratterebbe di testare sperimentalmente il contesto e la reattività francesi, visti gli sviluppi sul versante franco-ucraino. Alcuni giorni fa, infatti, un agente dell’FSB è stato arrestato in Francia perché si pensava stesse preparando un’azione di tipo terroristico in quel paese. Lo scarso rilievo dati alla notizia in Russia confermerebbe l’ipotesi.
E qui entra in gioco il posizionamento internazionale della Francia, insieme a quello delle fazioni all’interno della sua classe dominante. Posizionamento riguardante le guerre in Ucraina e a Gaza; nel contesto europeo con i partner del consesso; rispetto ai voleri statunitensi; la sua (attuale) alleanza di fatto con la Cina.
Sotto i precedenti profili, un interesse a rompere le scatole a Macron non proviene solo da oriente, ma è radicato anche a occidente (USA, UK, fazioni filo-americane all’interno dell’establishment europeo: anche l’Italia se ne rallegrerebbe).
C’è poi una pista interna: la Francia negli ultimi anni è stata teatro di grandi sommovimenti di popolo causati da una certa incapacità a gestire i nuovi assetti economico-sociali (caduta dei profitti, aumento del debito, quindi tagli al welfare) seguiti all’estromissione dell’Europa dal centro dell’economia mondiale che alla Francia sembra esser pesato di più che ad altri. Quindi, mettere in difficoltà Macron vuol dire prepararsi alla sua sostituzione.
Questi atti vengono fatti per indirizzare un messaggio a chi può comprenderlo immediatamente. Sono atti in stile mafioso, non nel senso che sono compiuti da una mafia, bensì nel senso che soddisfano le modalità di interlocuzione tipiche di quel caratteristico know-how.
Ulteriore trama può essere la seguente: mandare un segnale a Macron affinché stringa la società francese più decisamente attorno alle ineludibili esigenze del capitale sia nazionale sia internazionale.