Da Carmilla, 20 marzo 2015, parte della recensione a Melinda Cooper e Catherine Waldby, Biolavoro globale. Corpi e nuova manodopera, DeriveApprodi 2015, pp. 254, € 18,00 .
Oggi si fa un gran parlare di procreazione assistita, come di una nuova frontiera del diritto e delle libertà individuali, ma intanto la natalità italiana è scesa al livello più basso dal 1861 e le statistiche ci dicono che a Brescia, per esempio, mediamente ogni donna ha un tasso di natalità di 0,8 figli. Negli anni della recinzione delle terre comuni e della espulsione dei piccoli contadini e dei braccianti dalle terre inglesi, nella seconda metà del Seicento, la natalità media delle famiglie diseredate era di 0,9 figli:3 il calo delle nascite non sarà forse allora collegato alla crisi economica, alla mancanza di risorse e alla devastazione ambientale? E l’appropriazione da parte di un segmento della società del diritto a riprodursi a discapito della stessa possibilità per il segmento più povero e meno garantito, non ci indica forse che la guerra definitiva tra capitale e lavoro e tra capitale e specie è appena cominciata? Per questo il libro di Cooper e Waldby può fornirci intanto un utile compendio per iniziare ad orientarci nel conflitto già in atto.
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