Il caso Pavel Durov.

Pavel Durov-Telegram
Qualche nota sull'arresto di Pavel Durov, fondatore di Telegram.

Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato del popolare servizio di messaggistica Telegram, è stato arrestato sabato 24 agosto all’aeroporto di Le Bourget vicino a Parigi. L’arresto è avvenuto in base a un mandato di ricerca francese nell’ambito di un’indagine preliminare avviata l’8 luglio dalla Procura di Parigi.

I capi d’accusa.

Durov è accusato di essere complice in dodici reati:

  • Complicità nel webmastering di una piattaforma online per facilitare transazioni illegali nei gruppi di criminalità organizzata;
  • Rifiuto di comunicare informazioni o documenti necessari per effettuare intercettazioni legali;
  • Complicità nel possesso e distribuzione di immagini pornografiche di minori;
  • Complicità nell’acquisizione, detenzione, offerta, cessione, diffusione, trasmissione, importazione o esportazione di immagini pornografiche di minori;
  • Complicità nell’abusare della debolezza di una persona particolarmente vulnerabile a causa della sua età;
  • Complicità nell’incitare minori a commettere atti illeciti o dannosi;
  • Complicità nella fabbricazione, trasporto, detenzione, offerta, cessione, acquisizione, utilizzo improprio, importazione, esportazione, sottrazione o appropriazione indebita di sostanze stupefacenti o psicotrope;
  • Complicità nell’organizzazione di riunioni o raduni che possono esporre minori a pericoli;
  • Complicità nell’incitare pubblicamente a commettere atti terroristici;
  • Complicità nell’apologia pubblica di atti terroristici;
  • Complicità nell’istigazione pubblica alla discriminazione, all’odio o alla violenza;
  • Complicità nell’incitamento pubblico alla discriminazione, all’odio o alla violenza.

Reazioni e implicazioni.

L’arresto di Durov ha suscitato reazioni politiche contrastanti. La Russia ha protestato e accusato gli Stati Uniti di voler estendere il controllo su Telegram, mentre la Francia ha negato che si tratti di una decisione politica, affermando che spetta ai giudici pronunciarsi sulla questione. C’è da dire che, come già successo in altri casi[1], gli USA possono aver tranquillamente subappaltato l’arresto. Inoltre, anche su Facebook, Instagram e simili passano atti che vanno dal criminale al fortemente offensivo.

Dopo l’arresto di Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, la società ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sulla piattaforma per commentare l’accaduto.

Rispetto delle leggi europee.

Telegram ha affermato di rispettare le leggi dell’Unione Europea, inclusa la legge sui servizi digitali, e che la sua moderazione dei contenuti è “secondo gli standard del settore e in continuo miglioramento”.

Assenza di responsabilità per l’abuso della piattaforma.

L’azienda ha dichiarato che “è assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma”. Telegram sostiene che quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizzi la piattaforma come mezzo di comunicazione e fonte di informazioni vitali. Ricordo, per inciso, che nel nostro ordinamento, diciamo occidentale, la responsabilità è valutata sul piano personale. I dodici capi d’imputazione non sono assolutamente su questa linea: l’Occidente contraddice se stesso.

Telegram ha espresso la speranza per una “rapida risoluzione di questa situazione” e ha dichiarato di essere “con tutti voi”, riferendosi ai suoi utenti. Nonostante le accuse di mancata collaborazione con le autorità francesi, Telegram ha difeso la posizione di Durov, affermando che “non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa”. Questo è in linea con la storica posizione di Durov a favore della privacy e della libertà assoluta sulla sua piattaforma. In sintesi, Telegram ha reagito all’arresto del suo fondatore riaffermando il rispetto delle leggi, negando ogni responsabilità per l’abuso della piattaforma da parte degli utenti e esprimendo fiducia in una rapida risoluzione della vicenda giudiziaria che vede coinvolto Pavel Durov.

Già Putin aveva cercato di porre un limite all’attività di Telegram, non riuscendoci, anche grazie all’intervento di associazioni e centri di difesa della libertà di espressione, nel caso presente mancanti (!). oggi, paradossalmente, è Putin[2] a “difendere” Durov e a preoccuparsi per la sua sorte personale.

La questione, tuttavia, mi sembra abbastanza grave: anche in Occidente c’è chi non ama la troppa libertà esercitata in ambito Telegram[3].


[1] Il caso Abu Omar.

[2] Per calcolo politico.

[3] Durante il periodo Covid ha rappresentato uno snodo fondamentale per coloro che volevano comunicare criticamente le proprie opinioni sulle mosse dei governi.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.