di Sergio Mauri
Non contenta di quanto fatto come guerriera, Clorinda pensa di assalire e bruciare, nottetempo, la grande torre di legno dei cristiani, nella selva di Saron. Con lei c’è Argante. Prima di partire Arsete (colui che ha allevato Clorinda) cerca di trattenerla parlandole della sua origine cristiana, dicendole di aver disubbidito all’ordine di farla battezzare ricevuto dalla madre, poi replicato in sogni inquietanti. Arsete ha pure sognato la morte di Clorinda e la sua inevitabile salvezza cristiana. Clorinda ne è turbata, avendo fatto lei stessa un sogno simile. Tuttavia, non rinuncia all’impresa.
Clorinda e Argante portano a termine la missione uccidendo molti nemici e poi fuggono verso la città. Qui, nella mischia, Clorinda rimane inavvertitamente fuori le mura e, sinbolicamente, esce dalla comunità islamica per intraprendere il suo percorso di conversione. Disperata si finge un soldato cristiano, approfittando dell’armatura nera. Tuttavia Tancredi non si accorge di avere a che fare con Clorinda. I due si affrontano in un lungo ed estenuante duello (simbolo della lotta tra identità vecchia a nuova) che nella scrittura tassesca assume l’aspetto ambiguo di un incontro erotico e di guerra. Tancredi ha la meglio. Clorinda, ferita a morte, chiede di essere battezzata. Tancredi, allora, la riconosce. Clorinda muore serenamente e Tancredi cade svenuto. Verrà salvato da un gruppo di crociati franchi che passano di lì per caso.
Strofe/Ottave 64-70.
La strofa 64 è costellata di enjambement. Si dà risalto erotico alle mammelle di Clorinda e – simbolicamente – alla spada che la trafigge.
Strofa 65, accenno erotico all’inizio.
Strofa 66, perdono (richiesta e concessione) e battesimo.