Perché Syriza ha scelto di allearsi con un partito di destra, per giunta xenofobo come ANEL? Dopotutto c’erano delle alternative. Una era quella di allearsi col blocco centrista neoliberale e pro-austerità. Un’altra era quella di formare un governo di minoranza. Tuttavia, proprio su quest’ultima ipotesi, da parte dei militanti e sostenitori di Syriza, non era arrivata alcuna indicazione. Peraltro, vista la breve durata della negoziazione tra Syriza e ANEL e dato il lavoro fatto assieme in passato dai due partiti, dobbiamo supporre che l’accordo fosse stato fatto già da tempo. Ci sono poi dei resoconti che ci informano che alcune sezioni di Syriza tifavano affinché ANEL raggiungesse un certo numero di voti tale da giustificare un’alleanza col loro partito.
L’alleanza con ANEL, quindi, è stata una scelta strategica operata dalla leadership di Syriza. Lo dico per non lasciare spazio a tutta una serie di illazioni riduttive, del tipo: a) è un espediente tattico causato dalla necessità di avere una maggioranza parlamentare in grado di sconfiggere i piani della Troika. È un elemento tattico certamente presente che, tuttavia, presuppone delle negoziazioni e la messa in primo piano della sovranità nazionale; b) è la sporca politica del potere, inevitabile quando si entra nel sistema capitalista per amministrare un sistema marcio. Ecco una tipica affermazione della sinistra composta da anime belle. No, quella di Syriza è una scommessa fatta con coscienza; c) è colpa dei gruppi politici alla sinistra di Syriza, come il KKE, che hanno giocato sporco con Syriza stessa, lasciandola di fatto sola e con poche (se non nessuna) opzioni. Il settarismo imbecille del KKE merita molte critiche e speriamo cambi il suo atteggiamento generale nei confronti di Syriza che potrebbe anche fare la differenza. Tuttavia la scelta politica di Syriza ne dimostra la dignità, proprio per il fatto di aver espresso una propria linea strategica: ha cercato questo sbocco e se ne vanterà in caso di successo; d) è il peccato originale sul piano teorico-strategico, visto che i riformisti vogliono sempre porre in primo piano l’unità nazionale e il compromesso di classe a spese della lotta di classe. Questa è la risposta di una sinistra ormai fuori dal tempo e dalla realtà. Se fosse stato così semplice, un’alleanza con Potami, Nuova Democrazia o il Pasok avrebbe fatto lo stesso.
Il punto invece mi sembra un altro. Syriza stà giocando un gioco di lunga durata. Tenta di portare lo Stato greco, la società civile greca e l’Unione Europea in una direzione socialista. A questo fine cerca di coordinare le mobilitazioni delle classi popolari, quasi sempre nella forma dei movimenti sociali, attraverso una strategia parlamentare in grado di costruire alleanze e resistenze nello stesso Stato. La ragione per cui non ha semplicemente cercato la vittoria elettorale e contato esclusivamente sul potere datole dal governo che avrebbe gestito deriva dalla sua storia politica che afferma essere lo Stato un terreno di scontro nel quale le classi dominanti godono di un vantaggio schiacciante. Avere in mano il potere esecutivo è quasi inutile se si viene immediatamente isolati e circondati e, magari, il potere statuale viene ridislocato nell’ambito giudiziario. Allora, mettersi di traverso allo Stato significa costruire delle alleanze con quelle forze subalterne all’interno dello Stato stesso (non solo partiti politici, ma settori di pubblico impiego, funzionari civili simpatizzanti, pezzi di magistratura, prefetti ragionevoli) che potrebbero aiutare a limitare, riformare o spezzare il sistema di potere dominante e così via. Significa usare il potere per avvicinarlo agli interessi delle masse popolari, rafforzare i movimenti sindacali e sociali, mentre tutti questi movimenti si aiutano vicendevolmente nel rafforzare le proprie posizioni all’interno dello Stato. La variante, più a sinistra, di questa strategia è quella che mette in primo piano, secondo Poulantzas, gli elementi di rottura con la classe dominante: offensive politiche dentro e fuori dallo Stato che permettano la scomposizione e ricomposizione dei rapporti di forza e potere a favore delle masse lavoratrici. Che è anche un antidoto ad un certo gradualismo gramsciano tutto impostato alla costruzione del consenso prima di passare al trasferimento di potere alla classe subalterna. E allora, l’obiettivo immediato è quello di spezzare la stretta del Memorandum e della servitù del debito sulla società greca.
Syriza propose, a suo tempo, un governo di sinistra anti-austerità. A quel tempo il loro slogan era “nessun sacrificio per l’euro“, fatta propria dalle organizzazioni a sinistra, ma non da tutti gli elementi più “realisti“. Questo riuscì a creare la prospettiva di un governo popolare, di sinistra, puntato sugli interessi dei lavoratori. Una prospettiva che fu in grado di battere il Pasok e guadagnare settori importanti della sinistra politica e di classe operaia. Questa prospettiva, tuttavia, fu respinta da organizzazioni alla sinistra di Syriza per ragioni settarie, mentre il riflusso della mobilitazione popolare rafforzò i “realisti” di Syriza. Costoro avevano un programma strategico alternativo più cauto rispetto a quello del governo della sinistra: un governo nazionale che comprendesse le forze anti-Memorandum in grado di rompere il dominio della Troika, ristabilisse il gioco democratico e rovesciasse il tavolo dell’austerità.
Se non erro la leadership di Syriza ebbe a cimentarsi in un’alleanza con ANEL durante la crisi delle banche cipriote tra il 2012 e il 2013. Alexis Tsipras, in risposta alla crisi, affermò che la leadership europea stava colonizzando il sud Europa usando la servitù del debito come strumento principale. Ciò, ovviamente, riusci ad inquadrare ed articolare la dimensione della lotta greca che è quella per l’autodeterminazione nazionale. La posizione della Grecia nella catena imperialista europea, l’atteggiamento della Troika nei confronti dell’opinione pubblica greca, la concreta cancellazione della democrazia, sono elementi centrali nella lotta, tanto quanto quelli contro la borghesia greca. In questa operazione, Syriza distingue bene fra le differenti frazioni della borghesia, fra le oligarchie e le frazioni subalterne della borghesia nazionale, per le quali il Memorandum è una jattura. Questa strategia politica, perciò, che vede una specie di alleanza nazional-popolare (Gramsci) in grado di spezzare il Memorandum ha un riferimento ben chiaro e definito nella natura stessa della lotta in Grecia e nelle analisi del capitalismo greco ad opera di Syriza. In effetti ANEL, come socio politico, dà un certo senso a tutta questa analisi. ANEL è un partito di destra, non particolarmente acculturato, simile all’UKIP inglese. Panos Kammenos, il suo leader, è più che discutibile. Tuttavia, rappresenta una rottura rispetto al maggiore partito del capitalismo greco, Nuova Democrazia, sullo specifico asse del Memorandum. Ed in un certo senso è il socio ideale per una leadership come quella di Syriza poiché è contro il Memorandum, ma non contro l’euro. Ha, inoltre, un carattere popolare: il suo sostegno sarà forte ed indirizzato all’interno della classe operaia e debole tra la classe media. Il suo profilo politico è, infatti, più simile a quello di un partito di sinistra che non a quello di Nuova Democrazia. È per questo che negli ultimi due anni, sulla base della reciproca opposizione al Memorandum, Syriza ed ANEL hanno mantenuto i contatti.
Ovviamente, nella alla coalizione potranno sorgere dei problemi, soprattutto sulla questione dell’immigrazione, dei diritti civili e sociali. Ed è qui che ci potranno essere degli errori futuri. Ma è importante riconoscere che sono già state fatte delle concessioni. Presentarsi assieme ad un partito di destra populista alle negoziazioni sul debito o al Parlamento europeo, ha significato l’adoperarsi per una moderazione dei toni e delle posizioni politiche da parte di entrambi. Per quanto riguarda Syriza, la distanza tra il piano dei 40 punti e il Programma di Salonicco è innegabile. La rinuncia alla nazionalizzazione delle banche ne è il risultato più evidente.
Tuttavia, sul piano nazionale greco, questa alleanza non è moderata. Il fatto che Syriza abbia accettato che la rottura del Memorandum dovrà essere una questione di negoziati e diplomazia, ha fatto propendere per un’alleanza decisa ed estesa, nonché con un forte mandato anti-Memorandum. Ed è proprio quello che gli ha dato l’alleanza con ANEL. Ed è una mossa intelligente, almeno sul breve periodo, dal momento che presto inizierà la negoziazione.
Quindi, questa alleanza non è né il peccato originale teoretico, né una mera scommessa tattica, ancor meno qualcosa di imposto a Syriza. Si tratta della convergenza fra una prospettiva strategica e una sorta di euro-comunismo (vedi Poulantzas) di destra le cui derivazioni tattiche discendono direttamente dalle dinamiche parlamentari (maggioranza-opposizione) e dai negoziati, tanto quanto da elementi quali il flusso delle lotte e l’atteggiamento delle altre forze di sinistra.
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