Viviamo in una società dove tutto può diventare “mercato”. Tutti i suoi bisogni possono essere monetizzati. Vagliati attraverso una griglia interpretativa economicista. Viviamo in una società materialista nel senso più spregevole del termine.
Gli anti-depressivi vengono somministrati anche ai bambini che manifestano dei disagi, dei disturbi psicologici, o addirittura se affetti da patologie. In Italia sono 700 mila i bambini che soffrono queste problematiche, tra malati o psicologicamente disagiati. 30 mila sono trattati farmacologicamente.
In USA, patria dell’uso dell’antidepressivo, ci sono stati anche dei minori morti a causa del loro uso. Bisogna ricordare che, i medicinali somministrati, sono in realtà per gli adulti.
L’uso degli anti-depressivi sottende ad una precisa mentalità ed idea del mondo e della vita: il disagio viene delegato ad una pastiglia o ad una legge; si tralascia, in questo modo, tutta la storia della persona; non si indaga. Un’ attitudine propria di quel pragmatismo di radice anglo-sassone e della sua applicazione in USA: semplificare tutto, ridurre a “tutto nero, tutto bianco” la complessità della vita.
Al contrario, dovremmo recuperare le storie personali, narrare e quindi valorizzare le personali esperienze di ognuno di noi. In questo senso torna utile una riscoperta della psicanalisi, esempio di approccio umanistico alla psiche dell’uomo.
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