Dal New York Times del 27/1/2009. Traduco dall’inglese:
“La fragile tranquillità della Striscia di Gaza è stata rotta martedì da scontri armati lungo il confine con Israele in cui sono morti un soldato israeliano e un contadino palestinese.
Dottori palestinesi hanno detto che gli scontri sono stati seguiti ore dopo da un attacco missilistico di Israele sulla città di Khan Yunis nella parte meridionale della Striscia di Gaza, ferendo un sospetto militante su di una motocicletta, e dal bombardamento con l’artiglieria di una casa vicino al confine con Israele ferendo due bambini. Le forze armate israeliane non hanno commentato questa notizia.”
Hamas e gli altri gruppi che resistono all’occupazione di Gaza stanno seguendo la sola plausibile strategia di successo: attaccare, ferire, uccidere i soldati della Forza di Difesa Israeliana. Non c’è alcun processo di pace in atto, e in verità non c’è neanche una volontà di Stati Uniti ed Europa di assicurare che il popolo di Gaza riceva assistenza umanitaria e aiuti per la ricostruzione. I Palestinesi, che vivono in condizioni di grave, crescente povertà, rimangono soggetti alla perpetua violenza delle Forze di Difesa Israeliane.
Ciò è, naturalmente, attinente al modo in Hizballah fece uscire le Forze di Difesa Israeliane dal sud del Libano. Primo: attraverso i bombardamenti, alcuni di questi perpetrati con attacchi suicidi e poi attraverso la creazione, nel corso degli anni, di una disciplinata forza armata, Hizballah inflisse danni sufficienti alle forze israeliane che si ritirarono dal Libano meridionale nel 2000. Nel 2006 i combattenti di Hizballah sconfissero il tentativo delle forze israeliane di ridurre, se non distruggere, le loro capacità in quanto forza militare.
Inoltre, anche gli iracheni hanno, a oggi, evitato i più degradanti aspetti dell’occupazione statunitense attraverso la resistenza violenta ad essa. Mentre essi non hanno cacciato via le truppe americane, hanno costretto gli USA ad accettare un processo politico più democratico rispetto a quello originariamente contemplato dalle Autorità di Occupazione, con la coalizione al governo che intrattiene calde relazioni con gli Iraniani, importanti avversari degli USA, e permette la aperta partecipazione di movimenti politici, uno dei quali capeggiato da Moqtada-al-Sadr, dedicato all’immediata fine dell’occupazione. Gli iracheni hanno raggiunto questi limitati, ma importanti, risultati politici in aggiunta al conservato controllo sulle loro risorse petrolifere, attraverso una resistenza violenta ed anti-imperialista alla presenza degli USA, non grazie alla non-violenza.
Può Hamas ottenere simili risultati a Gaza e potenzialmente nei Territori Occupati? Ovviamente questo è difficile da dire, ma noi dovremmo essere cauti nel sottostimare queste prospettive. Dopotutto, qualcuno credeva che Hizballah avrebbe sviluppato, negli anni Ottanta, le capacità per prevalere realmente contro le forze israeliane? Qualcuno credeva che la resistenza irachena, in assenza di sostegno da qualsiasi forza esterna avrebbe fatto pressione sugli USA al fine di ridurne le ambizioni imperiali? La predizione del futuro è una impresa incerta ma possiamo dire con autorevolezza che più soldati israeliani Hamas, e gli altri gruppi che si oppongono all’occupazione, uccide e ferisce più vicino sarà il giorno in cui essi usciranno dalle brutalità dell’occupazione.
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