In molti hanno scritto e riflettuto sull’atteggiamento di Israele e di noi occidentali (di chi ci rappresenta e non di tutti gli occidentali) nei confronti della questione palestinese e direi dei palestinesi tout court. Molte cose giuste e sensate sono state scritte. Ad esempio, alcuni pensano che il nostro razzismo implicito sia alla radice del nostro non considerare i Palestinesi come esseri umani, pertanto indegni di comprensione e diritto alla difesa. Si, c’è anche questo.
Secondo me, e non so se qualcuno l’ha già scritto, la linea culturale che alimenta l’atteggiamento occidentale e quindi anche israeliano è la stesso che informa coloro che pretendono di giudicare, oppure giudicano, la vittima di uno stupro. E’ colpa sua se è successo, se l’è cercata, ha provocato lo stupratore. Non c’è scampo, addebitare alla vittima le responsabilità del carnefice è un vecchio giochetto che non parla di psicologia, di politica o di interesse economico. Non è nemmeno una disumanizzazione, è proprio un annullamento dell’altro.
E’ un fatto che inerisce la cultura, è un atto culturale, ed ha a che fare – proprio in quanto culturale, con i rapporti di forza vigenti nella società – con la questione del potere. Null’altro. Potere, esercizio arbitrario delle proprie facoltà, sadismo.
Tuttavia, ricordate che i Palestinesi non chiedono pietà, non vogliono le nostre lacrime. Sono dritti in piedi a fronteggiare la barbarie dell’imperialismo e del colonialismo. In questo ordine mondiale, promosso dai vari Obama, Renzi, Merkel, Hollande…., in nome del quale qui da noi si chiedono sacrifici e a Gaza si bombarda, i Palestinesi e la loro resistenza sono un esempio per i lavoratori ed i popoli sfruttati di tutto il mondo.
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