Il ritiro (definitivo) dall’Iraq non è poi così scontato: Obama e Nixon a confronto.

Ritiro dall'Iraq
Il ritiro delle truppe americane dall'Iraq è stato un processo graduale e complesso, avvenuto nell'arco di diversi anni.

Ciò che tradussi 3 anni fa è di stretta attualità ancor oggi. Peraltro, le cifre dei costi umani sinora sofferti sia dagli irakeni che dalle truppe occupanti sono sconvolgenti. Visitate la pagina di Antiwar.com curata da Margaret Griffis. Ne rimarrete scioccati.

[Fonti: Amleft, New York Times.]

Ora cominciano i distinguo. Dopo le promesse elettorali che hanno entusiasmato molti americani, promesse grazie alle quali Obama è stato eletto, egli comincia a distinguere fra truppe da combattimento o da “prima linea” con quelle delle retrovie o adibite a compiti meno riconoscibili, eccetera.

Tutti i distinguo sono buoni, dal momento in cui si ha bisogno di piegare l’opinione pubblica alle proprie ragioni di opportunità politica.

I pianificatori dell’esercito americano stimano che le truppe che si fermeranno in Iraq dopo il 31/12/2011 saranno di 30-50 mila unità. Altri ancora azzardano la cifra di 70 mila.

Questi dubbi ed incertezze, queste dichiarazioni che emendano quelle precedenti in modo sistematico, strumento di abilità ed opportunità politiche, possono essere riassunte nella frase pronunciata da Obama:

“Io credo che 16 mesi siano il tempo giusto ma come ho detto chiaramente ascolterò le raccomandazioni dei miei generali”.

Senza dubbio quest’ultima dichiarazione e l’evoluzione avuta da Obama stridono parecchio con quanto egli dichiarò lo scorso luglio: “Io intendo finire questa guerra. Il mio primo giorno incarica prenderò tutti i capi dello Staff e darò loro una nuova missione, che è quella di finire questa guerra – responsabilmente, volutamente, ma con decisione”.

Le persone dotate di buona memoria ricorderanno che questo era essenzialmente lo stesso tipo di approccio che Nixon e Kissinger escogitarono per mettere in atto il piano segreto per concludere la Guerra in Vietnam.

Esso fu etichettato – dai suoi autori – come “Vietnamizzazione”; smarcarsi dal conflitto lasciando in mano il controllo ai vietnamiti. Questo piano prolungò la guerra fino al 1975, facendovi morire alcune migliaia di americani in più e chissà quante centinaia di migliaia, se non di più, di vietnamiti. Non meno importante, tra gli architetti dell’invasione del 2003, che come risultato ha dato il caos-Iraq, c’è Rumsfeld e la gente del suo entourage, che hanno servito in diverse occasioni durante l’amministrazione Nixon.

Visto che Obama ha esternalizzato la politica estera a Clinton, è probabile che egli seguirà le orme di Nixon oltre che quelle di Clinton (per nulla umanitario ai tempi della prima guerra del Golfo), in Iraq. In questa prospettiva non c’è da meravigliarsi se Kissinger viene pregato dai clintoniani di dare una mano come Segretario di Stato.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 con Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023 e con Amazon Kdp nel 2024.

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