Shale gas and oil come nuova frontiera di approvvigionamento (almeno sulla breve distanza), prezzi al ribasso, unità di intenti geopolitici con i produttori dell’OPEC ed in particolar modo con quelli della penisola arabica, grandi amici ed elettori delle classi dominanti statunitensi. Questi gli ingredienti dell’attacco subito da Russia, Venezuela ed Iran in particolare.
Sullo sfondo, oltre alla volontà di danneggiare i rompicoglioni di cui sopra, la necessità di ridare fiato al sistema occidentale. E, tuttavia, anche alla Cina, il grande concorrente di cui, però, non si può fare a meno.
Il futuro del Venezuela è, quindi, messo in discussione o perlomeno, viene drasticamente ridimensionato. Potete immaginare come la destra economica del paese, di concerto con quella occidentale e statunitense in particolare, farà grancassa contro quello che verrà fatto passare per un fallimento del governo bolivarista?
Sarebbe tuttavia interessante capire che cosa ne pensano gli altri paesi sostenitori del bolivarismo che hanno sempre fatto leva, non sulle rivoluzioni armate, quanto sugli aiuti economici e gli accordi economici col paese che si affaccia sui Caraibi. Come pensano di far continuare, se ancora lo pensano, il loro percorso sulla strada dell’antimperialismo e nel solco del Socialismo del Secolo XXI, con un Venezuela vicino al default?
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