di Sergio Mauri
Rieccoci qui a parlare di immigrazione dopo la pausa della pandemia, della guerra e ora, in mancanza di soluzione alla crisi cui il nostro sistema sembra avviato inesorabilmente, altrettanto inesorabilmente esso vuole trascinare con sé il mondo.
In questo post proporrò solo alcune riflessioni collegate al tema immigrazione.
1) è pericoloso, per gli italiani stessi, pensare che i problemi si tengono fuori dalla porta e basti dire che “non c’è obbligo al soccorso” o “all’accoglienza” per far sparire i problemi. Purtroppo, non è così e negli ultimi trent’anni abbiamo visto a cosa sia servito questo atteggiamento.
2) non si possono risolvere (separatamente, ognuno per conto suo) i problemi partendo chi dall’immigrazione, chi dal sessismo, chi dalla mancanza di lavoro, chi dal degrado ambientale. Bisogna contestare tutto per poter risolvere il particolare, non il contrario. Colpire al cuore, non alla mano o al piede. C’è un modo di rapportarsi al mondo, da parte di noi esseri umani, che non funziona. È su quel rapportarsi che dobbiamo ragionare. Seriamente.
3) la questione dei confini e del loro controllo è strettamente collegata a quella della guerra. Infatti, di controllo dei confini si era iniziato a parlare già diversi anni fa. Poi, il conflitto russo-ucraino. La tendenza è quella alla guerra; gli immigrati vanno inquadrati in quel contesto, anche in quanto fenomeno collaterale.