L’articolo di Davide Rossi sull’immigrazione ed il razzismo, di qualche giorno fa, mi trova d’accordo su molte cose. Tuttavia, vorrei arricchire i temi affrontati di ulteriori spunti ed idee. Li tratterò per punti. Prima, però, vorrei porre l’attenzione su un fatto abbastanza importante che concerne la vita sociale di tutti noi, di cui anche l’immigrazione è parte.
Visto che la maggioranza degli italiani, stando a sondaggi più recenti, è contraria o impaurita dall’immigrazione, e la ritiene una minaccia, allora sotto un profilo di rispetto della volontà della maggioranza, dovremmo – democraticamente – accompagnare queste pulsioni? La mia è una domanda forse impertinente e forse provocatoria. Ma sarebbe bello capire qual è il nostro rapporto con la democrazia, con la volontà del popolo e, soprattutto con la nostra capacità di discernere tra democrazia formale e contenuti della stessa. Per quello che mi riguarda sono assolutamente favorevole alla libera circolazione delle persone, in Europa e dappertutto, e non solo a quella dei capitali. Come ho già scritto, la libera circolazione delle persone migliora le condizioni di compravendita (lasciatemi passare il termine) della forza-lavoro. E questo non è poco.
1) In questo sistema (capitalistico) è impossibile costruire qualsiasi solidarietà. O, se preferite, credo sia possibile costruire delle forme molto parziali non di solidarietà, ma di convergenze di interessi. In effetti, la Chiesa ha un’esperienza millenaria nel predicare un mondo migliore, con i risultati che vediamo sotto i nostri occhi. Diciamo che le buone intenzioni, che lastricano le vie dell’inferno, non bastano.
2) Non credo che i problemi demografici dell’Europa si possano risolvere con un travaso di popolazione, o con un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione e basta. Dietro la crisi dell’Europa c’è un modo di produzione e una cultura. Ma anche la globalizzazione e il bisogno di forza-lavoro per rimpiazzare quella locale che non si riproduce adeguatamente. Peraltro, dove arriva il modo di produzione capitalistico, arriva pure (prima o poi, vedi la Cina) una modifica strutturale della demografia. Nel caso dell’emigrazione di oggi si parla di un evento epocale e spesso ci si ferma sulla soglia dell’Occidente. Ad esempio in Africa c’è un fenomeno migratorio ben più pesante che in Europa. Credo abbia a che fare con un fatto che si chiama globalizzazione (internazionalizzazione del modo di produzione capitalistico). Perché non parlarne al di là del modo in cui se ne è parlato negli anni scorsi?
3) La Cina non fa beneficienza. Assolutamente! L’espansione economica cinese, poi, ha una storia ancora per lo più oscura. Non abbiamo dei dati affidabili sulla stessa semplicemente perché il governo cinese non li ha mai esposti. (Cosa peraltro tipica dello stile cinese). E questo la dice lunga, secondo me, sulla considerazione che la Cina ha verso ciò che la circonda. (Con tutta la simpatia che ho verso quel paese e la sua grande, ma non sempre cristallina, storia).
4) Non sono convinto che Assad rispettasse molto i sunniti. Peraltro, nemmeno nell’Iraq occupato i sunniti stavano particolarmente bene. Questo è un motivo fondamentale per spiegare la presa del Daesh. Anche se mi sembra abbastanza chiaro che Assad sia preferibile, con tutti i suoi difetti, al Daesh o Isis che dir si voglia.
5) I paesi come l’America Latina e l’Iran sono ancora inseriti nella catena imperialistica globale del valore. E tra tutti questi paesi non c’è molta equivalenza sotto il profilo economico-sociale. Ci sono alcuni punti di contatto, in America Latina ad esempio, ed infatti è nata l’ALBA. L’Iran stà da un’altra parte, ha un’altra storia. Comunque, tutti questi paesi, chi più chi meno, è inserito nella catena imperialistica del valore. Più di quanto lo fossero i paesi dell’ex blocco sovietico. Poi, soprattutto un paese come l’Iran brama di potersi aprire al sistema imperialista occidentale (come abbiamo visto ultimamente) come bramano l’apertura dell’Iran anche gli occidentali. Che vi faranno lauti affari. Ed è questo il limite di ogni politica che, per opporsi all’imperialismo, si appoggi a paesi a volte in contrasto politico, ma non economico, con l’imperialismo, a volte complici nascosti, a volte complici aperti del sistema stesso.
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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