J.M. Keynes, questo citatissimo economista, ma anche questo sconosciuto. A scuola ci hanno insegnato che il keynesismo si applica nel caso non siano utilizzati tutti i fattore della produzione, cioè come stimolo al loro utilizzo. Quando tutti questi fattori fossero utilizzati e, continuando con le misure keynesiane, si verificherebbe una svalutazione dei fattori produttivi stessi. Immettere capitale costante pubblico nel sistema è contro la produzione capitalista, cioè mina i profitti. Vedi anni ’70 del ‘900. Ora, nessun capitalista vuole questo, ma nemmeno nessun consumatore od operaio che non vorrebbe svalutare il proprio salario, potere d’acquisto, eccetera. Ma questo poiché l’obiettivo del capitalismo è la produzione per il profitto e non per le belle facce dei capitalisti e dei loro salariati. In realtà i fautori del keynesismo vorrebbero esistesse una bella panacea riformista che, senza troppo sforzo, risolvesse le contraddizioni del capitalismo. Cari ragazzi, questa cura riformista non esiste più! Dopo gli anni ’70, per sostenere i profitti non si è più potuto immettere nel sistema capitale a caso e questo continua ad essere valido ancora oggi. Ragione per cui ha vinto il neoliberismo. Keynes non è più attuale per questo, non per altro.
Inattualità di Keynes.
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