di Sergio Mauri
Da “Il Manifesto” di sabato 8 agosto 1992, un articolo di Giuliana Sgrena. Il tema è di quelli importanti: il FIS algerino. E voglio usarlo sottotraccia per una ricognizione intorno alla questione islamismo.
Il FIS mentre era clandestino in Algeria trovò in Francia il proprio santuario e rifugio. Il FIS non poteva avere una presenza legale in Francia, visto che le autorità di quel paese vietano l’attività di un partito politico straniero sul proprio territorio. Il FIS allora godeva della copertura giuridica della FAF (Fraternitè algerienne en France), considerata l’unica organizzazione realmente rappresentativa del disciolto FIS. Il FAF fu fondato nel marzo 1991 costituendo un’ampia rete di solidarietà raccogliendo adesioni tra gli studenti algerini, gli immigrati maghrebini e i francesi convertiti all’Islam.
Il FAF pubblicava un settimanale Le Critère distribuito tutti i venerdì nelle moschee. Il settimanale riprendeva le informazioni dell’organo clandestino del FIS, il Minbar el-djoumana (La tribuna del venerdì)che riportava tutti gli atti terroristici compiuti in Algeria (!). Negli incontri francesi volano parole grosse, discorsi populisti molto violenti, intervallati da preghiere.
Tra i ricercati dal governo algerino anche il “gruppo degli afghani”, addestratisi appunto in Afghanistan con i mujahiddin contro Najibullah. Tutti ricercati per assassinio e rapina a mano armata, dove per assassinio si intendono sanguinosi attentati contro le forze dell’ordine algerine.
In Francia, intanto, in seguito alla tensione provocata tra gli immigrati dalla Guerra del Golfo, nel marzo del 1990, l’allora ministro degli interni Pierre Joxe, costituisce un Consiglio di riflessione sull’Islam in Francia (CORIF), con l’obiettivo di coinvolgere gli islamisti nel tentativo di neutralizzare le rivolte che si stavano preparando. Si tratta di un compromesso. Scrive la Sgrena:
Un compromesso che in vista della possibile vittoria del FIS alle elezioni – e così sarebbe stato se il processo elettorale non fosse stato annullato – aveva indotto il governo francese a raggiungere un accordo con gli integralisti. Il 29 dicembre – due giorni dopo il primo turno elettorale – a Teheran – perché l’Iran dopo la guerra del Golfo si è sostituito in gran parte ai finanziamenti prima garantiti al FIS dall’Arabia Saudita – veniva firmato un accordo di regolamento globale tra l’Iran, la Francia, rappresentata da Francois Scheer, segretario generale del ministero degli affari esteri, corredato di un memorandum segreto, con il quale il FIS garantiva che, nel caso fosse arrivato al potere, avrebbe garantito gli interessi della Francia in Algeria. L’Iran faceva da garante in cambio di una ucita dall’isolamento internazionale.
Continua la Sgrena:
La presenza islamista in Francia non è solo politica, nasconde una vasta rete di finanziamenti. Nel 1987 La Banca islamica di sviluppo concedeva 10 milioni di franchi al Raggruppamento islamico di Francia (GIF) controllato dai Fratelli musulmani libanesi dello sceicco Faysal Malaoui e dagli integralisti tunisini di Rachid Gannouchi. E’ la stessa banca a finanziare la costruzione di una moschea a Evry (30 milioni di franchi) e l’Università islamica dell’Unione delle università islamiste di Francia d’Europa è ignorata dalle autorità francesi. L’Università è in mano ai Fratelli musulmani che controllano anche il Consiglio scientifico dell’istituto.
Per quanto concerne il FIS, riceve cospicui finanziamenti da un uomo d’affari (Yousef Jamel Adbelatif) saudita, azionista della Sony e rappresentante della Toyota nel proprio paese. Nel 1991 gira un assegno di un milione di dollari sul conto corrente dell’Associazione Abaad islamique.
C’è, come già detto, anche un canale di finanziamento iraniano, ma le fonti del FIS sono anche altre. Quindi, soldi raccolti nelle moschee, attività sociali e contrabbando, non solo con la Francia, ma anche con la Spagna e l’Italia.
Ancora la Sgrena:
Il FIS si inserisce nella strada aperta da altre organizzazioni islamiste, in collegamento soprattutto con la Jihad Al-islami egiziana, il movimento tunisino En-nahda e il congresso arabo-islamico del Sudan, che insieme formano la vera internazionale integralista. Il Fis si era presentato subito come degno successore del Fratelli musulmani rivolgendosi prima alle moschee – luoghi ideali di propaganda – e poi dedicandosi ad un lavoro sociale, con attività pre-scolare, insegnamento dell’arabo, attività sportive con preferenza per gli sport di combattimento. Agli immigrati di seconda generazione, la propaganda del FIS privilegia i giovanissimi e i più emarginati, riconquistati alla fede islamica con la Guerra del Golfo.
Come fu possibile questa radicalizzazione? Dal mio punto di vista per diversi motivi. Socio-economici e geopolitici. Sentiamo la Sgrena:
Dopo la decisiva influenza esercitata dall’Egitto sull’islamismo algerino, il paese è sempre stato fortemente condizionato dagli avvenimenti che hanno sconvolto il mondo islamico: prima la rivoluzione khomeinista in Iran, poi l’invasione sovietica dell’Afghanistan, per arrivare alla guerra del Golfo. La resistenza dei mujahiddin afghani, molto pubblicizzata dai media occidentali, ma anche da quelli mediorientali, ha generato una solidarietà panislamica senza precedenti tra gli integralisti algerini. L’entusiasmo con il quale centinaia di giovani sono corsi a sostenere la guerriglia anticomunista è comunque frutto di un indottrinamento tenace impartito dalla lega islamica mondiale. I giovani venivano reclutati offrendo un viaggio alla Mecca dove si svolgeva l’indottrinamento, da lì spediti a Peshawar (Pakistan) per un primo addestramento e infine trasferiti al fronte in Afghanistan.
Leggo sui giornali di questi giorni che la Francia interviene in Siria per combattere il terrorismo. Istruttivo!
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