Sabato scorso Landini è andato a dire a Che tempo che fa, che bisogna cambiare rotta. Che, in Italia, bisogna investire, eccetera eccetera. Sono cose che sa dire anche Confindustria, non occorre chiamarsi Landini. Sono cose che ha ripetuto a memoria anche la mia vicina di casa con la pensione minima e una cultura media. E lo sa – furbamente – pure Renzi, il premier, che con l’alleggerimento fiscale che lascerà 90 € mensili a una parte del lavoro dipendente italiano, vuole far ripartire almeno un po’ la produzione nazionale. Un po’! Ma quanto un po’? …..Assai poco.
Le cose, tuttavia, stanno in un modo differente.
Come si fa a dire di investire in un paese (capitalistico) dove il debito pubblico è un problema irrisolvibile e molto pesante, dove gli investimenti non solo non ci sono, ma diminuiscono, dove i consumi non tirano e la demografia lascia alquanto a desiderare? Bisogna proprio non aver capito nulla del periodo che stiamo vivendo….
Ma ammettiamo, anche solo per un momento, che tutto ciò sia, capitalisticamente possibile. Tutto questo sforzo per ricominciare tutto da capo? Produrre, inquinare (dappertutto), comprare, vendere… attaccare il lavoro, consumare e ancora consumare perché così poi si deve produrre? Dunque la nostra società non sa fare altro che questo, fino alla distruzione del pianeta o ( che è lo stesso ) fino alla sua totale, completa industrializzazione e sottomissione alle ferree leggi del mercato? Se così è, allora che la crisi in cui ci stiamo avvitando continui e sia l’innesco per cambiamenti finalmente epocali e definitivi.
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