L’Isis, come nuovo Califfato e promessa di (ri)fondazione nazionalistica dei sunniti, luogo dove essi possano essere sempre difesi e si possano sentire protetti, è un progetto che genera una grande simpatia e speranza nei popoli islamici sunniti. È un dato di fatto su cui dobbiamo riflettere, anche se non ci piace.
La Siria di Assad è sciita ed i sunniti lì vi erano oppressi. Dal 2003 per l’Iraq la situazione è molto simile. La religione diventa quell’ideologia politica di cui la popolazione ha bisogno per esprimere il proprio disagio e i propri bisogni. Tra l’Isis e lo sciismo vi è quindi uno scontro che potremmo definire etnico.
Il Califfato promana un messaggio nazionalistico e patriottico. Una patria vera per tutti i sunniti. La presa di questa idea, lungo tutta l’area islamica sunnita, dall’Atlantico all’Indonesia, c’è, e non è minoritaria. Tantomeno chi vi si affeziona è, nella stragrande maggioranza dei casi, un terrorista. Se poi riflettiamo sul fatto che in Iraq, lo sciita Al-Maliki giustiziò – sotto gli occhi di tutto l’Occidente che non fiatò – tutta l’opposizione sunnita, possiamo avvicinarci al perché della nascita di un mostro così impressionante. E’ vero che l’Occidente (USA in testa ed Israele) con l’operazione nido di calabroni ha dato un contributo fondamentale alla nascita del DAESH / Isis, ma dobbiamo anche chiederci chi e per quali giochi politici ha, dall’altra parte, gettato benzina sul fuoco ed ante-litteram.
E tuttavia, l’oppositore e concorrente politico principale del progetto Isis, l’Iran, nonostante tutto è un paese dalla cultura enorme, un grande paese con una grande storia che ora vuole uscire dall’isolamento internazionale e non può (e non vuole) certamente continuare a pagare per gli errori di una classe dirigente, a suo tempo attaccata da un’altra classe dirigente (quella statunitense), con esiti che la popolazione iraniana ha pagato duramente. L’embargo economico, in ogni caso, era già stato ridimensionato da qualche tempo. Dopotutto i denari e l’oro iraniani non facevano schifo a nessuno.
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