Il 16 febbraio 2009 il The Guardian pubblicava questa lettera collettiva contro gli ultimi attacchi a Gaza da parte di Israele che è utile rileggere per vedere che nulla è cambiato e, forse, nulla cambierà nel medio periodo.Il commento di American Leftist è altrsì molto intelligente e significativo e dimostra come, nelle file della sinistra responsabile o Liberal che dir si voglia alberghi ipocrisia e falsa coscienza.Traduco dall’inglese:
“I massacri di Gaza sono l’ultima fase di una guerra che Israele ha dichiarato contro il popolo di Palestina da più di sessant’anni. L’obiettivo di questa guerra non é mai cambiato: usa re la schiacciante forza militare per sradicare i Palestinesi come forza politica capace di resistere alla continua appropriazione da parte di Israele delle loro terre e risorse. La guerra di Israele contro i Palestinesi ha ridotto Gaza e la West Bank in due gigantesche prigioni politiche. Non vi é nulla di simmetrico in questa guerra in termine di principi, tattiche, conseguenze. Israele é responsabile per il suo lancio e la sua intensificazione e per la fine della più recente tregua nelle ostilità.
Israele deve perdere. Non é sufficiente chiamare ad un altro cessate il fuoco o ad una maggiore assistenza umanitaria. Non é sufficiente esortare ad un rinnovo del dialogo e riconoscere le ragioni e le sofferenze di entrambe le parti. Se noi crediamo nel principio dell’auto-determinazione democratica se affermiamo il diritto di resistere all’aggressione militare a all’occupazione coloniale allora siamo obbligati a prendere parte…contro Israele e con il popolo di Gaza e della West Bank.
Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per fermare Israele dal vincere la sua guerra. Israele deve accettare che la sua sicurezza dipende dalla giustizia e dalla coesistenza pacifica con i suoi vicini e non sull’uso criminale della forza.
Noi crediamo che Israele dovrebbe cessare immediatamente e incondizionatamente il suo attacco a Gaza, mettere la parola fine con l’occupazione della West Bank ed abbandonare tutte le rivendicazioni per il possesso o il controllo di territori che vadano oltre i suoi confini del 1967. Noi ci appelliamo al governo e al popolo britannici di intraprendere tutti i possibili passi per obbligare Israele a conformarsi a queste richieste, cominciando con un programma di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.”
Il commento di American Leftist:
“Ad un primo esame ci sono 2 interessanti aspetti della lettera, oltre al lodevole richiamo al boicottaggio, al disinvestimento e alle sanzioni. Primo, c’è una incapacità di riconoscere che il Sionismo è divenuto un crescente progetto americano, sostenuto annualmente con miliardi di assistenza economica e militare. E’ facile immaginare le questioni di rilievo che risultano da un così forte sostegno fra gli Americani oltre quelle della conservazione dello stato di Israele. Gli evangelici, in particolare, esprimono un sostegno estremista per le azioni militari di Israele uguale e talvolta maggiore degli israeliani stessi. Senza una tale assistenza e un tale sostegno non ci sarebbe Israele. E, ancora, la lettera tace su questo punto e, in ogni caso, tace su come la gente dovrebbe tentare di cambiare la politica degli Stati Uniti.
Secondo, la lettera, dopo aver spiegato che Israele è stato creato attraverso lo spossessamento dei Palestinesi, piuttosto stranamente si limita sul piano dell’appoggio alla soluzione per i due stati, attraverso la quale Israele ritorni ai suoi confini antecedenti il ’67. L’inconsistenza di queste due prospettive consegnano le vittime di questo spossessamento all’eterna condizione di gente sradicata. Esse abbandonano anche gli Arabi di Israele alla mercé di un sistema politico che da e riprende i loro diritti di partecipazione in un supposto processo democratico secondo il capriccio della maggioranza ebraica, come è successo recentemente con la squalificazione di un partito politico arabo nelle ultime elezioni in Israele. La soluzione dei due stati è una reliquia degli anni ’80 e ’90, progettata a quel tempo per preservare l’egemonia degli Stati Uniti e di Israele nel Medio oriente, attraverso la trasformazione dell’OLP in un cliente supplichevole. Con Fatah discreditata, non c’è prospettiva di riproporre questo ferrovecchio. Per la sinistra c’è un solo approccio coerente con i suoi valori: un singolo, secolare stato per la Palestina.
“I massacri di Gaza sono l’ultima fase di una guerra che Israele ha dichiarato contro il popolo di Palestina da più di sessant’anni. L’obiettivo di questa guerra non è mai cambiato: usare la schiacciante forza militare per sradicare i Palestinesi come forza politica capace di resistere alla continua appropriazione da parte di Israele delle loro terre e risorse. La guerra di Israele contro i Palestinesi ha ridotto Gaza e la West Bank in due gigantesche prigioni politiche. Non vi è nulla di simmetrico in questa guerra in termine di principi, tattiche, conseguenze. Israele è responsabile per il suo lancio e la sua intensificazione e per la fine della più recente tregua nelle ostilità.
Israele deve perdere. Non è sufficiente chiamare ad un altro cessate il fuoco o ad una maggiore assistenza umanitaria. Non è sufficiente esortare ad un rinnovo del dialogo e riconoscere le ragioni e le sofferenze di entrambe le parti. Se noi crediamo nel principio dell’auto-determinazione democratica se affermiamo il diritto di resistere all’aggressione militare a all’occupazione coloniale allora siamo obbligati a prendere parte…contro Israele e con il popolo di Gaza e della West Bank.
Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per fermare Israele dal vincere la sua guerra. Israele deve accettare che la sua sicurezza dipende dalla giustizia e dalla coesistenza pacifica con i suoi vicini e non sull’uso criminale della forza.
Noi crediamo che Israele dovrebbe cessare immediatamente e incondizionatamente il suo attacco a Gaza, mettere la parola fine con l’occupazione della West Bank ed abbandonare tutte le rivendicazioni per il possesso o il controllo di territori che vadano oltre i suoi confini del 1967. Noi ci appelliamo al governo e al popolo britannici di intraprendere tutti i possibili passi per obbligare Israele a conformarsi a queste richieste, cominciando con un programma di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.
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