di Sergio Mauri
Comprendere:
- Zeno piange: a letto pensando all’avvenire senza il padre. Zeno si mette a piangere. Il suo pianto è dovuto: all’impossibilità, d’ora in poi, di scaricare sul padre la propria incapacità di fare delle scelte. Il tutto secondo la logica dell’inettitudine cara a Svevo. Ovvero quella di un figlio che, non è in grado o non vuole prendersi delle responsabilità e perciò non vuole crescere ed essere a sua volta padre.
- La preoccupazione di Zeno: appena capisce che il padre è morto, qual è la maggiore preoccupazione di Zeno? Non aver detto al padre che è innocente. Infatti, il senso di colpa di Zeno è tale che vede nella mano alzata protesa verso di lui, l’ennesima reprimenda del padre. La mano protesa verso il figlio, invece, poteva essere un tentativo di dargli un’ultima carezza o di lasciare il mondo terreno con un gesto di riconciliazione.
- Indizi del colpevole. Il brano è ricco di indizi del senso di colpa provato da Zeno: sottolineali nel testo. Gli indizi che ho trovato io sono: alle righe 1 e 2 (Zeno si sente in colpa per dei rimproveri non ancora mossi nei suoi confronti dal padre e che potrebbe muovergli non appena si fosse risvegliato nella propria coscienza); dalla 45 alla 48 (la prospettiva di essere lasciato solo, senza più l’alibi del suo rapporto conflittuale col padre, lo fa sentire ancora in colpa per la sua inettitudine); dalla 77 alla 78 (Zeno pronuncia la frase in cui si discolpa, all’orecchio del padre, confermando che tutto ruota attorno a questo senso di colpa); dalla 94 alla 95 (Zeno si sente inadeguato, inetto anche nei confronti del dottore che cura suo padre); dalla 102 alla 103 (visione della potenza normatrice del padre in cui si conferma la propria inadeguatezza); dalla 110 alla 112 (si parla ancora di colpa e, nello specifico, della colpa non commessa.
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- Un irrisolto complesso edipico. Il senso di colpa che nasce dallo schiaffo involontario del padre in punto di morte testimonia che Zeno è vittima di un irrisolto complesso edipico. Spiega, in una trattazione sintetica, in che cosa esso consiste e chiarisci, tenendo presente la vicenda del romanzo, quali sono le sue conseguenze sulle scelte e sul comportamento di Zeno.
Intanto dobbiamo chiarire che cos’è il complesso di Edipo. Il complesso di Edipo, dal mito greco in cui Edipo è destinato dal Fato a uccidere il padre e a sposare la madre, consiste in un attaccamento libidico (secondo la psicoanalisi: stadio dello sviluppo psicosessuale, caratterizzato dal dirigersi della libido verso una data zona erogena del corpo) verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente verso il genitore dello stesso sesso. Zeno inizia quindi a fumare rubando al padre prima i soldi poi i mezzi sigari accesi, poi, ancora, il posto sul divano. Così Zeno vuole appropriarsi della forza virile del padre fino a sostituirsi a lui.
Nel capitolo sulla morte del padre gli impulsi aggressivi e profondi si scatenano. Dietro lo sgomento e il dolore di Zeno emerge il desiderio che il padre muoia.
Dal mio punto di vista Zeno-Svevo attacca e smonta la psicanalisi nel suo complesso, forse anche in virtù di ciò che lo aveva visto come testimone, cioè il caso di suo cognato Bruno Veneziani. Quest’ultimo, in cura per i suoi problemi di omosessualità connessi poi con problemi di tossicodipendenza, non avrà alcun giovamento dopo due anni di cura con Freud, il quale se ne libererà maldestramente suggerendogli di andarsene in Sudamerica a cercare un punto di riferimento alla propria vita. Di passaggio è interessante notare come lo psicanalista triestino Edoardo Weiss, seguace di Freud, si rifiutò di recensire Zeno perché, secondo lui, “privo di fondamenti scientifici”. Una considerazione che può anche essere considerata come sintomatica di un attacco subito proprio nell’opera di Svevo.