di Sergio Mauri
Il licenziamento (o l’auto allontanamento) di Kwasi Kwarteng ci dice che nemmeno la Banca d’Inghilterra è esente da problemi, controlli o possibili default. Ci dice pure che le iperboliche fantasie di un Primo Ministro che vuole impersonare lo Sceriffo di Nottingham hanno dei limiti facilmente riscontrabili nelle riserve finanziarie, nel budget statale, in tutte le cosiddette compatibilità del sistema. Ed è ovvio che sia così. Ci dice, inoltre, che nemmeno in quel di Londra, ben lontani e separati dall’oppressione “anti-sviluppista” della BCE, ci sono gli strumenti finanziari per muoversi all’interno e nelle relazioni internazionali (forse il vero problema). E questo ben sapendo che Londra è tra le maggiori piazze finanziarie del mondo!
Insomma, il debito di ulteriori 45 miliardi di sterline che si dovevano finanziare con i miracolosi futuri guadagni innescati dalle iperboli della Truss, ha innescato una crisi non solo politica, ma principalmente sui mercati, che la dice lunga sulla salute generale del Regno Unito. Una crisi che manda un segnale chiaro anche al nostro Paese: le tasse non si possono diminuire. Vedremo i nostri apprendisti stregoni alle prese con la tanta agognata Flat Tax. (La Meloni che tiene un profilo basso ha forse a che fare con la situazione dell’economia italiana?)