di Sergio Mauri
Nel saggio “Lezioni di politica sociale”, Einaudi si concentra sul legame tra teoria economica e legislazione sociale. Il suo modello concettuale si fonda su tre premesse: la visione liberale; il pragmatismo scientifico di Giovanni Vailati; la teoria economica paretiana.
Il mercato è quel luogo, non necessariamente fisico, dove si incontrano compratori e venditori, domanda e offerta di beni e servizi. Sul mercato, pertanto, si soddisfano domande, non bisogni. Lo scopo particolare del mercato è, infatti, quello di adeguare la produzione alla domanda.
I beni e servizi contrattati sono venduti al prezzo di mercato che è l’incontro tra domanda e offerta, determinandosi allora in prezzo giusto, cioè vantaggioso sia per il compratore che per il venditore.
Il ruolo dello Stato, per Einaudi, non può essere quello di decidere cosa produrre e cosa far comperare alla gente, poiché la grande maggioranza delle persone vuole spendere i mezzi che possiede come gli pare. Tuttavia, laddove il mercato non soddisfi i criteri di giustizia sociale, si apre uno spazio per l’intervento dello Stato.
Nel testo Einaudi affronta anche la questione dei monopoli che non sono, al contrario della concorrenza, il modo migliore di produrre e distribuire il prodotto. Il monopolista, pur essendo virtualmente al riparo dalla concorrenza, non può evitare del tutto che qualcuno, visti i guadagni che egli ottiene, non decida di impiantare proprio lì un’attività.
Esprime poi l’idea che una migliore istruzione ed un miglior trattamento della forza lavoro sia essenziale per un progresso della società nel suo insieme. In questo modo anche gli imprenditori sono obbligati ad investire in tecnologia e a razionalizzare l’impresa e di conseguenza a migliorare il prodotto.
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