di Sergio Mauri
La crisi del 1929, detta anche Grande Depressione o Crollo di Wall Street fu una grave crisi economica e finanziaria che scosse l’economia mondiale, ripercuotendosi anche sugli anni successivi. La crisi precorritrice fu la prima grande crisi economica della modernità capitalistica, quella del 1873-95, crisi da sovrapproduzione, che iniziò con un’ondata di vendite nella piazza borsistica di Vienna.
Politicamente, in quegli anni, c’era da una parte la crescita del fascismo in Italia e in Germania e dall’altra quella dello stalinismo, finendo quindi con la Seconda guerra mondiale. In parallelo alla depressione ci fu la diffusione dei veicoli a motore, degli aerei commerciali, della radio. Gli effetti recessivi furono devastanti sia nei paesi industrializzati che in quelli che esportavano materie prime, con un calo generale della domanda e della produzione. La produzione industriale di Germania e Stati Uniti si dimezzò, mentre il commercio mondiale si contrasse di un terzo e con esso i redditi da lavoro, il gettito fiscale, i prezzi ed i profitti. Cinquemila banche vennero chiuse, i disoccupati raggiunsero il numero di oltre 15 milioni.
Cause interne agli USA.
Dopo la Prima guerra mondiale l’economia americana si era sviluppata velocemente grazie all’industria automobilistica che trainava quella metallurgica, quella della gomma, il settore petrolifero, dei trasporti e quello edile. La produttività industriale era alta, di conseguenza lo erano anche gli investimenti in cerca di profitti. Il sistema finanziario non aveva alcun limite sulle attività speculative delle banche e delle borse, non vi erano controlli sulla qualità dei titoli. Il crollo fu particolarmente grave in quanto banche e industrie erano fortemente interconnesse. Il crollo di Borsa determinò una crisi di liquidità e fallimenti, poiché i risparmiatori ritirarono tutti i loro denari e le banche – a loro volta – trascinarono nel baratro le industrie in cui avevano investito.
A livello globale.
La crisi esplose contemporaneamente negli Stati Uniti che vedevano la fine di un lunghissimo periodo di prosperità con un’imponente caduta della Borsa e in Germania che non si era mai ripresa dalla guerra, dall’iperinflazione e dalla lunga disputa sul pagamento delle riparazioni di guerra, entrando in recessione ben prima degli Stati Uniti. In Europa questa crisi da sovrapproduzione si propagò velocemente a causa della dipendenza, diretta o indiretta, di tutti i paesi dai crediti americani per la ricostruzione dopo la guerra che ora venivano improvvisamente a mancare.
Riparazioni di guerra.
Crediti USA à Germania, Austria, Regno Unito à Francia, Italia
Le condizioni internazionali di sovrapproduzione di derrate agricole e di squilibrio nei pagamenti, unite a un rigido sistema aureo restaurato da pochi anni su basi fragili, aggravarono queste difficoltà, mentre errori di politica economica impedirono un’efficace azione di contrasto. Ciascun paese si illuse di limitarne le conseguenze ponendo ostacoli e barriere all’altrui commercio estero o svalutando competitivamente la propria valuta. Il risultato fu di costringere gli altri a fare altrettanto. Il commercio estero declinò negli anni ’30 e il bilateralismo nei rapporti finanziari prese il posto del multilateralismo.
Cause della crisi.
L’economista John Kenneth Gailbraith ha individuato almeno cinque fattori di debolezza nell’economia americana responsabili dell’inizio della crisi:
- cattiva distribuzione del reddito;
- cattiva struttura o cattiva gestione delle aziende industriali e finanziarie;
- cattiva struttura del sistema bancario;
- eccesso di prestiti a carattere speculativo;
- errata scienza economica (perseguimento ossessivo del pareggio di bilancio e assenza di intervento statale, considerato un fattore penalizzante per l’economia).
La Scuola austriaca ha elaborato una teoria in merito alle cause della Grande Depressione che si discosta nettamente dalla visione comune. L’economista appartenente a tale scuola che più di tutti ha trattato questo argomento è stato lo statunitense Murray Rothbard. Secondo la Scuola austriaca, le cause della crisi del 1929 furono la politica inflazionistica (permessa anche dall’abbandono del sistema aureo classico) della Federal Reserve iniziata negli anni dieci (ossia all’inizio della prima guerra mondiale) combinata con un eccessivo peso dello Stato culminato poi nel New Deal rooseveltiano che, secondo gli austriaci, non fu altro che la continuazione dell’interventismo del suo predecessore, Herbert Hoover.
Secondo Charles Poor Kindleberger, storico dell’economia, la depressione mondiale fu l’effetto del venir meno nel sistema di un centro capace di una guida, stabilendo delle regole di comportamento informale e tenendo ordinata la finanza.
Dalla crisi si uscirà col New Deal di Roosvelt e secondo le teorie di Keynes, quindi con misure di intervento statale forte.