Un grande libro da recensire. Una grande biografia di Davide Rossi, che precede, ma al tempo stesso accompagna il racconto di Anna Seghers La figlia della delegata, introdotta da Emilio Sabatino e con la postfazione di Stefano Fregonese. Per scrivere una biografia di questo tipo bisogna aver molto amato l’autrice, la sua scrittura, l’epoca storica in cui le speranze di un’intera generazione si sono avverate, incarnandosi in uomini e donne che hanno avuto l’onere – e l’onore – di impegnarsi a costruire una società di tipo nuovo, diverso. Una società più giusta, oltre le regole distruttive del capitalismo, oltre l’inaudita violenza del ventennio – ed oltre – di terrore nazifascista, culminato nella distruzione di un intero continente e più di 50milioni di morti.
La storia di quella generazione si è cristallizzata simbolicamente, ma assai concretamente, in quella del blocco socialista nato dalle ceneri della follia nazifascista che, come ho sempre detto, è figlia legittima della conservazione capitalistica. La storia, in parte, è anche quella della DDR, patria di Anna Seghers, ed è anche narrazione di quelle donne e quegli uomini che, come lei, hanno dato tutta la loro vita per un’ideale di superiore civiltà. Chi fossero quegli uomini e donne, basta vederlo nelle fotografie che li ritraggono, leggerlo nelle loro biografie, assumerlo nelle testimonianze di chi ha vissuto in quegli anni e li ha conosciuti. Si trattava di persone dalla grande forza e spessore etico, rafforzati da una vasta e profonda cultura, che credevano nella possibilità di costruire un uomo nuovo, migliore. Al tempo stesso erano persone di una semplicità disarmante, che vivevano – coerentemente con i propri ideali – in un modo non solo semplice, ma essenziale, frugale, integro. Un’integrità che si riempiva di cultura e conoscenza dei propri simili e rifiutava i semplici orpelli mercificanti, di cui noi amiamo circondarci, forse per riempire le nostre vuote, insignificanti esistenze…
Si usa dire, soprattutto in ambito cristiano, che un uomo non è tale se non si prende cura degli ultimi, se non si volge ad essi, se non riesce a stare al loro passo. Ebbene, Anna Seghers è stata una di quei milioni di persone che lo hanno fatto, ci hanno provato, ma non nelle vesti di un ricco e superiore padrone che elargisce qualche briciola ai propri sottoposti, con paternalistica disponibilità. Al contrario, come parte integrante e consapevole di quella classe di oppressi che si era alzata in piedi ed andava emancipandosi.
La figlia della delegata è un libro che vi invito a leggere con attenzione e cuore aperto. Un libro che è al tempo stesso una testimonianza storica commovente, intensa, durissima, che chiamerebbe tutti noi, se solo avessimo la forza morale dei protagonisti di quella storia, a rispondere di che cosa abbiamo fatto in questi ultimi decenni come donne, uomini…. esseri umani, per rendere più abitabile il nostro pianeta.
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