di Sergio Mauri
Quando i primi coloni europei giunsero in America trovarono gli Indiani pellerossa divisi in diverse tribù differenti tra loro per cultura. Introdussero il cavallo che si era precedentemente estinto. Tra ‘600 e ‘700 la parte orientale era stata completamente colonizzata da perseguitati politici, gente in fuga dalla miseria e dai debiti e pure da criminali. Queste colonie, dipendenti dalla corona inglese, erano rette da governatori affiancati da un consiglio e da assemblee elettive con diritto di votare le leggi finanziarie.
L’economia delle colonie era diversificata: al nord era caratterizzata da un’agricoltura cerealicola in piccole proprietà, allevamento e pesca, cantieri navali, commercio del legno; al sud dominava la coltivazione intensiva di tabacco e cotone con uso di schiavi neri. Vigeva molta intraprendenza, tolleranza e libertà. Con la crescita economica, i coloni sopportavano sempre meno gli obblighi cui la Gran Bretagna li sottoponeva. I coloni desideravano rappresentanze politiche proprie che ne tutelassero gli interessi. La Gran Bretagna imponeva tasse e l’obbligo di commercio con la madrepatria. Iniziò così un boicottaggio delle merci inglesi. Dopo la guerra dei Sette Anni che aveva prosciugato le casse inglesi, la Gran Bretagna impose una tassa sullo zucchero e una sui giornali. In più spedì un contingente militare che dichiarò di avere tutto il potere e l’autorità sulle colonie.
Nel 1773 il decreto che concedeva alla Compagnia delle Indie il monopolio della vendita del tè nelle colonie (Tea Act) fece esplodere lo scontro. A Boston i coloni travestiti da Indiani buttarono a mare il carico di tè. Londra rispose mettendo sotto controllo tutta l’attività politica delle colonie. Il 5 settembre 1774 ci fu a Filadelfia il 1° Congresso continentale che si propose di continuare la lotta. Gli inglesi risposero con durezza maggiore e ci furono i primi scontri armati. L’anno seguente, il 2° Congresso continentale stabilì la formazione di un esercito autonomo e di procedere alla resistenza armata. A capo dell’esercito fu messo George Washington.
Il 4 luglio 1776 il Congresso votò la Dichiarazione di Indipendenza elaborata da Thomas Jefferson. Nella dichiarazione di dice che i governi si devono fondare sul consenso del popoloe che gli uomini hanno uguali diritti.
L’indipendenza spaccò il fronte della protesta: da una parte c’erano i liealisti (burocrati, clero, classi elevate); dall’altra gli indipendentisti (intellettuali, piccoli commercianti, artigiani e operai).
La guerra durò dal 1776 al 1781. i ribelli furono aiutati dalla Francia e gli inglesi subirono la prima sconfitta a Saratoga. Nel 1778 la Francia entrò direttamente nel conflitto contro la Gran Bretagna. Gli inglesi capitolarono a Yorktown nel 1781. Nel 1783 il Trattato di Versailles sancì la pace. Dopo l’indipendenza, le 13 colonie, organizzarono il nuovo Stato, in senso federale. Il 17 settembre 1787 fu emanata la Costituzione degli Stati Uniti d’America.
La Costituzione entrò in vigore nell’autunno del 1788. Indicava i compiti e le istituzioni del nuovo Stato repubblicano e federale. Agli organi centrali rimanevano i poteri in materia di difesa nazionale, di commercio e di politica estera, di politica economica e finanziaria. Le altre competenze rimanevano ai singoli Stati. Ogni Stato ha un proprio parlamento che legifera, ma riconosce la superiorità del potere centrale. La divisione dei poteri è fondamento della Costituzione. Il potere esecutivo è affidato a un presidente; quello legislativo al Congresso; quello giudiziario alla Corte Suprema.
Si scelse un sistema elettorale censitario. Neri e pellerossa furono esclusi dal diritto di voto.
Da un certo punto di vista la Rivoluzione Americana è il primo esempio di decolonizzazione. Tuttavia questa rivoluzione va inserita nel contesto culturale e politico europeo. L’Illuminismo venne, in buona parte e facilmente, realizzato lì dove non esistevano strutture e sovrastrutture storiche che in Europa rallentavano o bloccavano il realizzarsi di quei principi.