La verità come orthotes.

Filosofia Teoretica-La verità
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La verità non viene più indicata nel manifestarsi dell’ente, nel suo contrasto con lo svelato, ma nella corrispondenza tra giudizio e stato dei fatti. Orthotes, guardare rettamente, esprimere giudizi retti, in base a omoiosis, adeguazione, concordanza. Il giudicare si colloca sul versante dell’uomo. Sul piano dell’intelletto, proprio dell’uomo, è il luogo dove si trasferisce il giudizio. Apprendere l’ente vuol dire rappresentarlo.

Quella del rappresentare è la modalità attraverso cui l’intelletto si rappresenta l’ente. Questo processo arriva fino a Cartesio, in lui troverà compimento. Cogito, penso, vuol anche dire “io rappresento”, quindi esprimere giudizi conoscitivi. Con Platone inizia un progressivo radicarsi nella soggettività, della rappresentazione. In questo senso Heidegger dice che con Platone nasce l’umanismo. Uomo che ha facoltà di giudicare, esprimere idee. Due punti di arrivo che corrispondono alle due caratterizzazioni fondamentali dell’uomo sono l’animal rationale.

La metafisica in Nietzsche è la metafisica della soggettività. Vale anche per metafisica della “volontà di potenza”. Che non vuol dire una volontà di dominare, di esercitare il/un potere. Per Heidegger volontà di potenza potrebbe trasformarsi in “volontà di volontà”.

Metafisica della soggettività vuol dire una metafisica che ha come oggetto la soggettività. La volontà in Nietzsche è incondizionata, in Platone era ancora condizionata da uno dei versanti. Al fondo della filosofia di Hegel c’è lo spirito, la fenomenologia dello spirito, la filosofia dell’incondizionato che si muove verso la consapevolezza di sé stesso.

Ciò che esprime Hegel è la compresenza di reale e razionale che stanno insieme.

Soggettività che non va pensata come soggetto-uomo, ma come soggetto del pensiero, per Hegel è l’unità di sapere e volontà, per Nietzsche è il corpo. L’uomo è nell’incondizionato della ragione e della volontà di potenza. L’uomo si ritrova, di volta in volta in un luogo diverso.

Per Hegel vale incondizionatamente la razionalità, per Nietzsche vale incondizionatamente la animalitas. Anche in Nietzsche c’è un’interpretazione della razionalità incondizionata. Per Nietzsche Hegel è sempre stato un avversario.

È un frammento breve e importante: la verità è una specie di errore. È importante perché la verità è un giudizio che esprime un dato di fatto, che blocca il divenire. Se tutto diviene, nulla può esser colto. La verità è una possibilità utilizzata per organizzare la vita della specie, la realtà del mondo. Lo fa per bisogno di vivere. La verità è una risorsa che/per la quale ne va dell’esistenza stessa di questa specie/forma particolare di vita. Per il valore della vita. La vita, dice Nietzsche, deve ispirare fiducia. È un compito immane, aggiunge. E l’uomo deve essere mentitore e un (po’) artista. L’uomo fa violenza alla realtà con la menzogna.

La vita non deve essere credibile, ma affidabile. Se l’uomo deve essere artista, cioè mentitore, allora l’arte mente. Quindi, la verità è una menzogna, l’arte pure, le scienze sono una emanazione dell’arte. Sono emanazioni della volontà dell’uomo, di ricorrere all’arte. Sono dello stesso ordine della creazione artistica. L’uomo è artista per la volontà di fuggire alla verità.

L’uomo fa violenza alla realtà (il divenire) attraverso la menzogna, per mezzo di una facoltà che è quella artistica. Ogni vivente è attività prospettica, per Nietzsche. Anche nell’ameba la prospettiva è quella di nutrirsi, conservarsi, eccetera. Nel caso dell’uomo la prospettiva è quella di una falsificazione del divenire, riconducibile (come visto) alla facoltà artistica.

Nietzsche concepisce l’arte dal punto di vista dell’autore, sotto il profilo della creatività. La capacità di trasfigurazione è essenziale per l’uomo. L’arte è la grande creatrice della possibilità di vivere. Qui ci avviciniamo all’accostamento essenziale tra verità e arte. Non nel senso che l’arte è verità, ma è quella facoltà che la trasforma in qualcosa di vero. Questa possibilità di vivere si concretizza nella verità, che tuttavia l’uomo non accetta, falsifica. La verità non vale come supremo criterio di valore, dice Nietzsche. Valore che Heidegger nella Dottrina aggancia a Nietzsche.

Per Heidegger Nietzsche è conseguente nell’affermare che il valore vale e la verità non vale come valore supremo o come supremo criterio di valore.

Arte e verità condividono l’elemento loro essenziale che è quello del valore. La volontà di parvenza (l’arte) vale di più della volontà di verità. La verità è solo una forma della volontà artistica. La verità o la volontà di verità è un modo per pensare l’ente nella sua totalità. Passiamo allora per la tragedia di Euripide, come inizio della razionalizzazione della stessa, poi alla razionalità socratica come decadenza dell’Occidente.

L’arte ha più valore della verità. Sotto questo profilo egli è un pensatore-artista. Gli artisti hanno letto con grande interesse i suoi testi, vedendo in lui una personalità creativa. L’arte ha un valore particolare nel pensiero di Nietzsche. È creazione che è anche falsificazione. La facoltà artistica dell’uomo non sta nel costruire cose belle, ma nel costruire quei caratteri che permettono la sopravvivenza dell’uomo.

L’arte è una forma di creazione che si irrigidisce e ci blocca. Nietzsche riconduce la verità e l’arte alla dimensione del valore per la vita. C’è la ragione, dice Nietzsche, e c’è anche la grande ragione del corpo.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.