È un profilo diverso da quello delle altre regioni italiane. Esiste una memorialistica di donne della Resistenza: Gisella Fontanot, Vera Husu, Giuditta Giraldi, Ondina Peteani, sono i nomi di queste donne. Si tratta di antifasciste comuniste, un gruppo ristretto, che si muove tra Monfalcone, Trieste e Muggia. Queste esperienze sono motivate da forte passione politica e desiderio di uguaglianza.
Le donne antifasciste usano il loro essere donne nella lotta specifica al fascismo. Esse sono in grado di sovvertire gli schemi maschile-femminile in auge.
Il punto cruciale della ricostruzione si chiama 1^ guerra mondiale ed anni seguenti. È un periodo di guerra civile; miseria, case distrutte, disoccupazione. È in questo clima che va collocata l’esperienza femminile.
Molte di queste donne sono operaie, pienamente consapevoli, formate sul luogo di lavoro, e già in famiglia da padri e madri.
È una formazione da parte maschile e femminile, all’interno di una comunità politica, che si impegnerà molto nel Soccorso Rosso.
A casa Fontanot, a Ronchi dei Legionari, si radunano molti antifascisti locali. Nei racconti di quel tempo, i confini tra vita e morte, amore e odio, guerra e pace sono molto labili.
Quelle donne parlano soprattutto dell’andamento delle scuole perché come antifasciste e figlie di antifascisti si scontrano contro l’impossibilità di una continuità didattica.
La scuola è veicolo di ideologia fascista ed è proprio contro questa ideologie che le donne si scontrano. Vi è poi la scuola di comunismo di Alma Vivoda a cui si abbeverano anche le Fontanot. Si tratta di una scuola di cospirazione, regole di clandestinità. Quindi, nel nostro territorio, la storia della Resistenza è dissimile da quella del resto del paese. In questo senso la differenza è data dal carattere specifico della lotta locale che è una guerra di guerriglia dove la pianura è di basilare importanza per la sopravvivenza della montagna.
Sarà poi l’istituzione da parte del fascismo di particolari agenzie di lotta antipartigiana, che si salderà alla coscienza delle donne locali, a farle decidere di rispondere con tutti i mezzi possibili agli attacchi del fascismo stesso.
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