di Sergio Mauri
Nazionalismo, razzismo, irrazionalismo.
Nazionalismo panslavista russo (riunire tutti i popoli slavi sotto la guida della Russia), nazionalismo francese (soprattutto su base interna ed antisemita), nazionalismo italiano (irredentismo), nazionalismo tedesco (pangermanesimo). Viene fondata a Basilea nel 1897 l’Organizzazione Sionista Mondiale con lo scopo di dare una Patria agli ebrei in Palestina.
Il razzismo.
Joseph Arthur de Gobineau ne è il precursore col suo Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane (1855). Gli argomenti pseudoscientifici sono quelli di origine positivista.
Mito del Blut und Boden.
Il suo successo fu dovuto ad una sorta di isteria collettiva che pervase l’Europa fra ‘800 e ‘900.
Il nuovo contesto culturale.
Tra ‘800 e ‘900 al positivismo subentrò l’irrazionalismo che voleva andare al di là della scienza.
Filosofi come Nietzsche, Bergson e Freud evidenziarono come fosse necessario affidarsi all’intuizione, al sentimento e alla fantasia, per una più ampia comprensione della realtà.
Si affermò un’atmosfera di crisi che nel mondo della cultura conosciamo come decadentismo.
Le illusioni della Belle Epoque.
Il Ventesimo secolo si avviò promettendo pace e relativo benessere anche grazie ai progressi della scienza, della medicina e della tecnica che si riverberarono nella vita quotidiana. L’ideale o l’illusione progressista sembrava trionfare. Al tempo stesso, tuttavia, si diffondono il razzismo e il nazionalismo.
La Belle Epoque è ben simboleggiata dal MoulinRouge. L’Europa in questo periodo estese al massimo i propri domini coloniali, mentre paesi industrializzati come Giappone e Stati Uniti ampliano le rispettive zone d’influenza.
Nel 1895 venne pubblicato il saggio Psicologia delle folle di Gustave Le Bon in cui si analizzavano e prevedevano le motivazioni – spesso irrazionali – delle masse. Secondo Le Bon, sono due i fattori che stanno alla base della trasformazione del pensiero umano in quell’epoca: la fine delle credenze religiose, politiche e sociali; la nascita di condizioni di vita e pensiero nuove. Tuttavia, a differenza di Marx, per Le Bon la dinamica storica non era mossa dai rapporti sociali di produzione, ma da opinioni e credenze.
Secondo Le Bon la politica era la nuova religione delle masse.