E’ una lettura suggestiva e sconvolgente al tempo stesso. Sale la commozione ad immaginare la vita quotidiana di quest’adolescente moscovita che, con le truppe hitleriane alle porte della sua città, deciderà di immolarsi volontariamente in un’azione partigiana nelle retrovie nemiche, morendo “per la Patria socialista” a soli vent’anni. Parliamo di una ragazza nata poco dopo la presa del potere dei bolscevichi, che frequenta normalmente la scuola, gli amici, che ha una vita familiare complessa, come lo è quella di noi tutti. In più, Nina è impegnata nel Komsomol (l’organizzazione giovanile dei comunisti sovietici) a costruire – criticamente – un mondo che lei si augura migliore, socialista, perciò di liberi ed uguali, pur essendo cosciente di tutti i limiti umani, le meschinità e gli opportunismi che albergano, a volte, anche fra i suoi compagni di organizzazione. Durante le riunioni del Komsomol l’atmosfera è del tutto differente da quella narrata nelle cronache qui in Occidente: i ragazzi discutono, criticano e si autocriticano a volte ferocemente, senza grossi freni inibitori, e ciò viene riportato apertamente nel libro.
Nina è una ragazza entusiasta, pulita, onesta, anche ingenua, nonostante la matura consapevolezza che traspare dalle sue righe, facendola apparire, a tratti, più grande della sua età. La bellezza di questo diario, che è una mirabile fonte testimoniale, risiede proprio nella freschezza dei sentimenti di questa giovane che vive con i propri genitori, le sorelle e la nonna a Mosca, condividendo con essi fatiche, gioie, dolori. Nina è una giovane che legge e rimane influenzata dalla letteratura di mezzo mondo, in buona parte non sovietica, che studia a scuola e commenta con i compagni e gli amici, libri che diventano a volte la pietra di paragone di ciò che stà vivendo, soprattutto a livello sentimentale. Amicizia e amore sono i pilastri su cui poggia la vita di questa ragazza che, proprio come tutti noi, cerca di orientarsi nella vita. Il suo è il tipico piglio di chi, a vent’anni, vorrebbe cristallizzare la meraviglia della propria vita per l’eternità.
Momenti di bellezza infinita caratterizzano la sua vita, anche quando litiga con amici o potenziali amori, o, ancora, quando si scontra incompresa con i propri familiari. Il rapporto di Nina con la letteratura è profondo e complesso, una sorta di fecondo amore capace di generare ulteriore amore. L’amore e la dedizione per quei testi che includono quelle miracolose parole che fanno sognare ed emozionare, si trasvalutano nell’amore supremo per la rivoluzione e la fedeltà alla Patria socialista: bellezza di sentimenti ed ideali si equiparano nella suprema scala di valori propria di ogni uomo e donna rivoluzionari, cioè giusti.
Tuttavia, il suo diario non è una cronaca edulcorata di bei momenti di vita, ma tratta anche delle tristi situazioni inerenti i processi agli oppositori politici di Stalin, il capo supremo, forse vera, unica e cupa parentesi del libro, in cui viene coinvolto anche il padre di Nina, uomo peraltro assolutamente difficile da inquadrare in una qualche formazione cospirazionista antistaliniana, essendo un bolscevico della vecchia guardia e in linea con i dettami del partito. Ciò che accadde in quell’epoca rimarrà sempre una macchia nera nella storia del socialismo che si potrà, eventualmente, lavare solo quando si affronterà seriamente la questione, ma non da destra, chiaramente.
Il libro si conclude con le immagini di una Mosca assediata dal nemico, bombardata quasi quotidianamente, ma pronta a non cedere, pronta a riscattare i milioni di morti (per lo più inermi) che vigliaccamente i nazisti si sono lasciati lungo il loro cammino di morte in terra sovietica. E’ in quei momenti, probabilmente, che Nina decide, contro ogni evidenza di sopravvivenza e complice la morte del suo amico al fronte, di battersi contro i fascisti che vogliono distruggere la sua città e tutta l’URSS e ridurre in schiavitù tutto il suo popolo.
A Nina Kosterina va tutta la nostra riconoscenza. A voi che leggete questa recensione, un invito a scoprire questo diario e a rivalutare la letteratura socialista, uno dei preziosi lasciti del recente passato per chi, oggi, come per Nina allora, vuole cambiare il mondo.
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