di Sergio Mauri
L’Ermetismo è stato un movimento poetico sviluppatosi nell’Italia degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Il termine Ermetismo fu coniato dal critico letterario Francesco Flora per sottolineare che le liriche erano scritte in un linguaggio oscuro, enigmatico e difficile. Questi poeti rinunciano a trattare temi concreti connessi alla vita politica e sociale, scegliendo di fare “poesia pura”, cioè una poesia che esprima intuitivamente il vero senso della realtà cogliendo aspetti come la solitudine, la disperazione e la mancanza di certezze dell’uomo moderno. Le caratteristiche di questa poesia sono:
- Una visione negativa della vita che l’uomo moderno vive con solitudine ed angoscia
- Che solo la poesia può restituirci l’essenza segreta della realtà, anche attraverso le verità depositate nel nostro inconscio
- Uno stile allusivo ed evocativo composto di metafore, sinestesie, analogie
- Il verso libero
- Giuseppe Ungaretti è il maggior poeta ermetico. Altri poeti significativi sono stati Vittorio Sereni, Alfonso Gatto, Salvatore Quasimodo, Mario Luzi, questi due ultimi solo per la prima fase della loro poetica. Anche Montale è influenzato dall’Ermetismo. Le poesie ermetiche esprimono spesso una situazione di attesa indefinita.
Da un’intervista TV del 1961, in Rai:
secondo Quasimodo Ungaretti insegnò a loro che dovevano guardarsi dal vizio della retorica e del sentimentalismo, dal vizio del futurismo. Ungaretti fu attratto da Leopardi e Mallarmé. Ebbe inoltre contatti con Apollinaire. Secondo Ungaretti la poesia è tale quando porta in sé un segreto.