Il Progetto Genoma ha rappresentato un vero e proprio passaggio d’epoca, registrato anche in sede giuridica dalla Dichiarazione universale sul genoma umano e i diritti dell’uomo dell’Unesco, votata all’Assemblea generale dell’ONU nel dicembre 1997.
“Parificando” il genoma ad un “Codice della natura” , possiamo affermare che ogni organismo vivente vi partecipa rispecchiandolo in sé, ma declinandolo al contempo in modo singolare ed irripetibile. Il tutto si verifica sia che l’organismo sia in piena salute, sia che soffra di una qualunque patologia.
Il filosofo Marramao, sull’argomento, spostava il fuoco dell’attenzione sull’individualità del corpo e delle sue patologie, valorizzando la dimensione relazionale non-asimmetrica dell’interazione medico-paziente. Cioè di un circolo virtuoso tra il potenziale racchiuso nelle nuove tecnologie basate sull’analisi molecolare delle caratteristiche geniche dei tumori e il fattore soggettivo, che è psicologico, storico, e concerne la “narrativa” della singola persona coinvolta nel processo terapeutico. Il tratto distintivo di questa alleanza non è costituito solo da un’etica della responsabilità ma da un’etica della cura che assuma a principio e criterio-guida di ogni decisione pratica l’autorità di coloro che soffrono.
Secondo il filosofo, le nuove frontiere della ricerca biomedica stanno a dimostrarci che, lungi dall’essere destinato ad un ineluttabile dominio della tecnica, il futuro che si apre sarà sempre più improntato dai caratteri di libertà e contingenza, connaturati alla dimensione propriamente scientifica della ricerca e alla a quella specificamente etica e politica della scelta.
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