La lettera è rivolta a tutta quell’area di sinistra che va dai resti “atomici” del PRC e l’Altra Europa, l’MDP “quelli del Brancaccio”, passa per la Fiom, l’USB e i COBAS e arriva a certi segmenti del M5S. La decisione di scrivere queste righe l’ho presa dopo aver letto il documento politico di organizzazione del PRC per il 2015 ed aver visto la presentazione dell’ultimo libro di Paolo Cacciari. Condivido in generale, i sentimenti che stanno sullo sfondo della stesura del documento politico di organizzazione di cui sopra. Un pò meno i contenuti politici del documento stesso.
In primo luogo non è chiarissima l’analisi della (lunga) fase capitalistica che stiamo vivendo. Allora mi sbilancio io. Si tratta di una fase di ridefinizione dei poteri globali che avrà, in Italia, delle ripercussioni socioeconomiche, ma anche culturali, per i prossimi 30-40 anni. In particolare, affermo ci sarà un declino irreversibile dell’economia, della società e della politica italiane per i prossimi 30-40 anni. Un declino in linea con quello di tutto l’Occidente. Ma di tutte le persone che subiscono e subiranno la crisi, tutti i disoccupati, gli emarginati e i precari, non vi è (quasi) presenza nel PRC, queste persone non vengono coinvolte. Forse perché la composizione di classe di quel Partito è ormai fortemente sbilanciata verso coloro i quali un lavoro ed una certa tranquillità e garanzia d’impiego ce l’hanno. In buona parte il PRC è stato un Partito di aristocrazia operaia, dove la parola aristocrazia vuole segnalare la presenza di tutti gli strati più elevati della classe lavoratrice. Insegnanti inclusi.
La linea politica e la strategia organizzativa vanno decise sulla base di quel declino irreversibile. In questa ridefinizione dei poteri globali c’entrano i nuovi e i vecchi blocchi geopolitici (Cina-Asia / Occidente, Russia….) in lotta per l’accaparramento di risorse e quote importanti di ricchezza. L’obiettivo della ridefinizione dei poteri è, in prospettiva, un nuovo compromesso, una sorta di modello Hong Kong, a scala planetaria. Il progetto, però, non è detto che riesca ad arrivare in porto senza problemi: potrebbe essere interrotto da una guerra o da eventi rivoluzionari. La prima opzione è più probabile della seconda.
Sulla strada della ridefinizione dei poteri globali abbiamo il TTIP (che per ora è un pericolo scampato) e il TPP (che è stato ratificato e poi ritirato, ma che avrà nuova vita. Vedi i trattati Giappone-UE). La mossa della Cina, paese la cui classe dirigente fa politica ed ha una linea strategica di lunga durata, la sua risposta si chiama AIIB, la Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture.
In questo contesto, in questo mondo globale, dobbiamo porci nell’ottica di una politica globale, vivendo e subendo noi stessi, gli effetti di una politica globale del capitale. Quindi, dobbiamo cominciare a capire che il mondo attuale, a livello globale, è di sicuro almeno un pò più giusto di quello di 50 anni fa. Meno sperequazioni di reddito, meno furti colonialistici delle risorse. La fuga del lavoro, anzi dei “lavori buoni”, dalle metropoli occidentali è finito, quasi per intero, in Asia, con gli effetti di cui tutti stiamo cominciando a prendere coscienza. Gli effetti deleteri della crisi del capitale, le sue difficoltà a riprodursi in maniera allargata, sono anche dovuti a questo riequilibrarsi delle ricchezze a livello mondiale. Tuttavia, dobbiamo prendere coscienza che questa è la strada, per giustificare la quale negli USA gli economisti hanno coniato due nuovi termini: NEW NORMAL e SECULAR STAGNATION.
Detto questo, la sinistra residuale non può esimersi, come sembra fare quando parla di Coordinamenti di lavoratrici e lavoratori…. comunisti, dallo spostare l’attenzione dai soggetti che lavorano a quelli precari, disoccupati ed emarginati sociali, unica vera speranza per una ripresa politica costruttiva. Anche perché in futuro questi settori sociali saranno ancora più ampi.
La sinistra residuale, inoltre, non può esimersi dall’affrontare il problema sulla sua natura in rapporto al sistema di relazioni socioeconomiche imperanti: è essa un’entità antisistema o pro-sistema? È inutile tergiversare e proporre un insieme di distinguo speciosi. Non possono più esistere ambiguità a tal proposito, non si può rimanere più in mezzo al guado. In questo senso, allora, è il caso di rimettere in discussione tutte le alleanze asimmetriche (PD, ex-SEL) e promuovere – per esempio – quelle simmetriche (M5S). Alleanze critiche e non acritiche come invece si fa oggi! Si deve trattare, sempre e comunque, di dialoghi ed alleanze esercitate criticamente e non accettate in modo acritico, come spesso è stato con il cosiddetto centro-sinistra a guida PD, di cui il PRC è stato spesso la stampella, anche nei governi locali. Il M5S non è la panacea politica di tutti i mali, e forse nemmeno di pochi mali, ma certamente per la sua carica dirompente il sistema, come anche per alcune battaglie una volta appannaggio della sinistra, oggi fraintese e dileggiate senza una chiara analisi di merito, è un interlocutore possibile. Forse l’unico, nello sfascio italiano. Non è un caso che il M5S sia composto da molti giovani che non hanno avuto e mai avranno alternativa di inserimento nella lotta politica quotidiana in questo paese cinicamente tenuto fermo.
Peraltro, in una situazione come quella italiana di corruzione e malaffare diffusi, quando non di truffe, che vedono la complicità di pezzi sempre più importanti di funzionariato pubblico, bisogna dare un segnale di discontinuità forte e deciso e non farsi infinocchiare dalla solita storiella delle mele marce in un contesto di tanti sani e bravi lavoratori pubblici. Bisogna ammettere che, la possibilità di esercitare un potere decisionale e discrezionale su controlli, dazioni e gestione di fette consistenti di debito pubblico, crea oggettive situazioni di abuso burocratico. L’occasione fa l’uomo ladro. Non è, allora, una questione di individui, ma di sistema e di ruoli sociali in esso esercitati. Abbiamo, forse, già dimenticato che l’ipertrofia del settore pubblico italiano è stata creata per garantire consenso al sistema?
Altro discorso, invece, andava fatto, anni fa, nei confronti dell’Altra Europa con Tsipras che vide l’uscita della Spinelli che nemmeno avrei voluto veder entrare nella questione. Il ceto politico di Rifondazione giocò al riciclo, vista la situazione in cui versava, in una formazione politica che si richiamava all’esperienza della sinistra greca. L’ipotesi, non avvalorata dai risultati finora ottenuti, anzi della disfatta subita, era quella di sfruttare il lavoro fatto in Grecia da Syriza negli ultimi anni, ritagliandosi uno spazio che permettesse al ceto politico di mantenere un ruolo e dei finanziamenti pubblici. Tuttavia, la gente di sinistra non è così matta e si è accorta che, da noi in Italia, nulla di simile a ciò che si era fatto in Grecia era stato compiuto. Le mense gratuite, i medici volontari, gli insegnanti gratuiti, se in Italia ci sono, sono appannaggio quasi esclusivo del volontariato e del Terzo settore cattolici, che sono business, mentre la sinistra ne è quasi totalmente (auto)esclusa. Perciò, vedevo malissimo i tentativi di Cofferati piuttosto che di un Vendola o di un Civati, e mi chiedevo anche quali fossero le intenzioni e le potenzialità di un Landini, responsabili – soprattutto i primi due – di molte catastrofi a sinistra, di inserirsi in questa forza, molto informe e di scarsa efficacia, per ora, con intenti poco chiari se non quello di continuare ad esercitare un ruolo politico, in definitiva, come funzionari pubblici, come se lo Stato in Italia fosse portatore di istanze socialiste nel mentre è uno snodo fondamentale del controllo di classe.
Ma su un punto bisogna essere chiari: il cedimento di Tsipras, anzi il suo tradimento, è l’ennesima mazzata su chiunque pensi di rendere la società in cui viviamo meno ingiusta. L’ennesima dimostrazione che chi predica bene ( e predica “ragionevolezza”) poi razzola malissimo. E non venitemi a parlare delle brigate popolari e di altre amenità, poiché si tratta proprio della dimostrazione degli effetti che il tradimento di Tsipras ha avuto sulla società greca. Un tradimento suggellato dall’indigenza del popolo greco, culla della nostra civiltà.
E nemmeno la Coalizione sociale si mosse di un millimetro, nemmeno questo progetto si avverò. Ad aprile 2015 si sarebbero dovuto muovere i primi passi in quella direzione. Tuttavia, nulla fu veramente fatto. Tutto fu rimandato a settembre per poi sparire nel nulla. Ma restiamo ancora per un attimo sulla questione Syriza e l’Altra Europa con Tsipras. Nel documento politico si parlava di solidarietà, controinformazione, crescita della consapevolezza sul caso greco, ma concretamente, cosa fu fatto in questo senso? Stento a dare una risposta anche parzialmente positiva. Ciò viene confermato dalla mancanza di solidarietà politica pubblica, nei confronti di SYRIZA. Quante sedi o circoli di Rifondazione manifestarono pubblicamente questa solidarietà, se non – al contrario – in modo ufficioso nei vari circoli. Nonostante l’Italia non viva una situazione tanto migliore della Grecia, soprattutto sul medio periodo.
Il gruppo dirigente di Rifondazione, essendo in amplissima parte rappresentante di quell’élite classica…. borghese (funzionari dello Stato come ad esempio dirigenti sindacali e professori universitari…) che ha contribuito allo sfascio dell’Italia, doveva avere il coraggio ed il buon gusto di farsi da parte e lasciare la strada a quei compagni dai 25 ai 40 anni che erano in grado di portare nuove idee nel Partito, ed in particolare:
-
radicarsi nel sociale, che significa costruire quelle strutture di mutuo soccorso ed aiuto che tanto hanno determinato l’affermazione di SYRIZA in Grecia
-
un radicamento che significa naturalmente nuove forme di finanziamento territoriale
-
chiudere con il senso della sconfitta epocale, ribadendo la continuità, pur nella differenza, con la grande e secolare storia del movimento internazionale dei lavoratori e di quello social-comunista.
Nulla di tutto ciò ha mai compiuto un passo.
P.S.: il dissolversi dell’ipotesi Brancaccio la dice lunga sulle modalità e sui tempi decisi per dare l’ennesimo colpo mortale a tutto ciò che si muove oltre il PD a sinistra. Il Brancaccio: la solita operazione-sondaggio fatta a spese degli italiani di “buona volontà”.
Be the first to comment on "Lettera aperta alla Sinistra residuale."