Dopo l’Illuminismo vedremo il Romanticismo e vedremo France Prešeren. Nel Romanticismo non abbiamo grandi passi in avanti. La prosa non si sviluppa ancora. Lo sloveno inizia a risvegliarsi nella seconda metà dell’Ottocento in tutti i campi. Le idee della centralità del poeta erano in Prešeren. C’era da parte sua il talento e la situazione contestuale che lui sfruttò. Importante il ruolo di Čop, suo amico, consigliere, informatore. Sullo sviluppo della poesia slovena c’erano due idee: la tradizione popolare, lo stile popolare, con la creazione di poesie simili alle poesie popolari, ma orientandosi all’aulico; nel periodo abbiamo Kopitar, linguista e responsabile come censore e appoggiava la tradizione popolare senza tentare la via della lingua alta. A Prešeren e a Čop la poesia popolare non bastava. Volevano seguire i modelli più alti ed essere alla pari del Romanticismo europeo. Infatti, Prešeren fa una poesia di respiro europeo che col livello europeo si può misurare.
La cultura al tempo era sufficientemente sviluppata da poter sostenere uno scontro tra diverse idee culturali. Motivi e temi in Prešeren sono quattro: amorosi, nazionali, ruolo del poeta (tema romantico), esistenziale (tipico del Romanticismo). La famiglia Prešeren non era così povera. Prešeren nel lavoro di avvocato doveva parlare in tedesco, ma aveva chiaro l’amore per lo sloveno e per l’importanza di parlarlo. Ottenne tuttavia proprio a causa delle sue posizioni ideali e politiche l’abilitazione all’avvocatura appena due anni prima di morire. La morte di Čop e di Smole contribuì al suo senso tragico della vita. Vediamo due poesie.
Glosa. Tema esistenziale e richiamo al proprio ruolo di poeta: si confessa il lavoro svolto con Čop di guardare alle altre culture. La Glossa[1] è una forma poetica di origine spagnola. È una forma rigorosa. Ha quattro strofe iniziali; le successive hanno in finale ognuno dei quattro versi. Le altre quattro strofe (ABBA) sono decime. Ritmo trocaico, ottonari con ritmo trocaico. Usava la bohoríčica in originale. La lingua non era artificiale. L’inversione è forte e può creare qualche problema.
Cieco è il verseggiatore! Metafora; non vedere le cose ovvie.
Mu osle kaže. Lo si sbeffeggia tipo fare le orecchie dell’asino.
Pevcu (poeta, al tempo) vedno sreča laže (sempre il fato lo dileggia).
Poi nelle decime successive spiega in cosa consiste la sfortuna dei poeti.
Parnaso è la metafora dell’antica Grecia.
Che d’un Tasso ne facciamo (i poeti non ci servono).
Il re Matjaž era un vero re, ungaro, accolto molto bene dagli sloveni. Sotto di lui si viveva bene.
I canti illiri (le Illiriche province, vedi Vodnik).
Nella terza decima c’è una accumulazione e una antitesi (il poeta può fare ciò che vuole, ma non avrà fortuna). Dunque: il poeta può fare quello che vuole, ma non avrà fortuna à antitesi.
Nell’ultima strofa inizia con vendar (tuttavia, ma) per dire che tutto cambia. Vendar introduce un’antitesi. Ma non cessa di cantare à non lascia la sua professione.
Si rivolge direttamente al popolo. Voi fate questo, ma quale è il valore per il poeta? Per il poeta la volta celeste è la sua casa; il puro albore è il suo oro; la rugiada è il suo argento. Quindi, io con questo, dice il poeta, vivo senza problemi, senza denaro.
Il poeta ha valori altrove, dunque può vivere con quei valori. Questa è l’idea di Glosa.
Ancora nell’ultima strofa: è tutto metaforico ciò che viene comparato; l’oro sta per un valore; čista zarja, puro albore. I tre valori sono: il castello, l’oro, l’argento. L’argento, la rugiada è una metafora per una cosa pulita. Questo possedendo quello che il poeta possiede, senza problemi vivo e muoio senza soldi.
Al poeta. Cinque strofe. Si rivolge al poeta (pevcu). Chi sa (znati, vedeti) chi è, chi insegna (učiti). Sapere, in italiano, in sloveno si traduce per mezzo di due verbi: znati e vedeti. Abbiamo dunque ancora domande retoriche. Il punto esclamativo finale ci dice che abbiamo già una risposta.
Chi sa
Schiarire dell’animo l’oscurità! Metafora.
Parla del poeta che non può risolvere, rispondere ad alcune domande.
Chi è che scaccia d’astòre il becco affinché
Del cuore non faccia perpetua mercé!
Anche qui c’è una metafora, di Prometeo, che ci dice che il poeta non può soddisfare il cuore. (Nel verso precedente non poteva soddisfare la ratio, qui le emozioni). Qui la sofferenza si allarga, non si riferisce solo alla notte come nel verso precedente, ma al giorno e alla notte.
E chi insegna l’oblio di ciò che ferì,
sconforto sa togliere ai prossimi dì,
il vuoto scompare che tutto finì!
Il vuoto dei giorni di oggi. Non abbiamo solo la notte, non abbiamo solo notte e giorno, abbiamo la sofferenza allargata alla vita, all’eternità.
Chi può
Volersi poeta e dir però
Al cielo o all’ade nel petto di no!
Come mai pensi di essere poeta se tutto questo ti è troppo difficile? È difficile al poeta portare con sé due estremi di cose: le cose bellissime, il cielo o le cose peggiori, all’ade…
Orsù,
rammenta il tuo rango e soffri vieppiù!
La sofferenza è parte della tua professione, dunque soffri finché arrivi la pace. Il poeta deve rassegnarsi al proprio destino. Rassegnarsi è la via d’uscita per Prešeren.
In Glosa ha potuto vedere ancora quei valori che soddisfano il poeta che può vivere senza problemi, senza soldi. Qui , in Al poeta, si vede il suo percorso poetologico e personale, dove al contrario di prima (Glosa) non vede speranza se non la rassegnazione. Nella poesia Al poeta, abbiamo una gradazione a livello fonologico. Il triangolo vocalico è presente: a e i o u. I è la più alta e più stretta tra le vocali, è appuntita come la sofferenza. O e u sono nell’ultima parte del triangolo vocalico, sono vocali scure. Seguono le idee della rassegnazione. C’è una gradazione in tutti i livelli che Prešeren ha espresso in modo poetologico ideale.
[1] Motto.