di Sergio Mauri
Indice.
Se sei atterrato in questa pagina significa che ti interessi di argomenti storici, per passione o motivi professionali o di studio. E ti interessi di un argomento correlato e al tempo stesso importante di cui avrai sentito parlare e di cui vorrai farti un’opinione. Bene, allora prenditi qualche minuto di tempo e leggiti la mia opinione sull’argomento.
Imparzialità e obiettività.
Spesso si sente parlare di “imparzialità”, della necessità di essere “super partes” anche per quanto riguarda gli storici che dovrebbero possedere, oltre alle qualità professionali che sicuramente hanno, anche delle qualità “umane” o una “sensibilità sociale” che permetta loro di essere riconosciuti come indipendenti, autonomi nei loro giudizi, o addirittura “apolitici”. Quante richieste per donne e uomini del tutto normali, la cui professione è divenuta, nel tempo, via via sempre più importante nella nostra società che non ama gli scontri, i dibattiti tra opinioni diverse e ogni differenza la vede come “divisiva” neanche nelle polis dell’antica Grecia, a cui troppo spesso orgogliosamente ci si richiama, non ci fossero stati degli scontri. C’erano ed erano violenti e sovente finivano pure a mazzate.
Oggi, invece, il confronto viene visto con sospetto, quasi fosse in grado di mettere in crisi equilibri consolidati, a ogni livello in cui si verifichino. Allora conviene ricordare e ricordarci che non esiste nulla di più divisivo della storia, proprio perché essa ha creato steccati, scontri, lutti, strascichi (quasi) infiniti, false attribuzioni di responsabilità, errori di valutazione importanti.
La mia versione.
Il problema è, a mio avviso, che bisogna sapere cosa è essenziale e cosa no. Quindi, non recidere i legami con la filosofia che significa avere un criterio che non può essere uguale per tutti, poiché siamo tutti diversi. L’imparzialità non è raccogliere i dati in modo accidentale, ma avere un giudizio, avere un criterio nella loro raccolta e sistemazione. La verità storica non deve essere semplicemente esattezza, deve essere guidata da giudizi, ordinamento, narrazione. Avere un criterio di giudizio perciò è inevitabile e richiama la categoria della responsabilità. Una cosa che ho imparato nella mia frequentazione di persone che della storia hanno fatto la loro professione e dei testi storiografici seri è che non esiste un solo modo di vedere le cose, a prescindere dal fatto che tutti debbano riconoscere un evento quando si svolge. La cosa fondamentale, tuttavia, è riconoscere che si ha una metodo (quindi un criterio) e dichiararlo.
Potresti anche leggere: LA STORIA FALSA, UN LIBRO DI LUCIANO CANFORA.