Linee strategiche dell’amministrazione americana.

Linee strategiche dell'amministrazione americana
L'amministrazione americana ha storicamente sviluppato linee strategiche che riflettono le priorità politiche, economiche e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Queste strategie sono influenzate da una varietà di fattori, tra cui le dinamiche geopolitiche, le sfide interne e le relazioni internazionali.

Proseguire nella produzione e dislocazione missilistica a terra e nello spazio. Queste due cose non hanno a che fare per nulla con il terrorismo. Il terrorismo è un ottimo strumento alimentato da una campagna mediatica senza precedenti. Attraverso l’elezione del presidente Obama si vuole a) conquistare definitivamente la lealtà delle classi abbienti afroamericane; è stato eletto con questo mandato; egli è la dimostrazione che l’ascesa individuale di un coloured (non afroamericano, tra l’altro) rimane possibile, a patto che la massa del suo gruppo sociale e/o etnico rimanga tagliata fuori dal controllo vero del potere b) essere il collettore delle speranze e della rabbia delle minoranze c) un Impero che ha un respiro mondiale e vuole consolidarsi – anche in vista delle prossime sfide – deve presentarsi al mondo con la faccia della maggioranza del pianeta, che non è europea. Deve cadere ogni pregiudiziale razzistica per puntare al nocciolo della questione: il mantenimento del potere.

Contenere lo sviluppo cinese….a qualsiasi costo, anche militare.

Ciò si ottiene controllando tutte le fonti energetiche. Non è scontato un attacco all’Iran. Però sotto questo aspetto esso sarebbe necessario. Lo sviluppo dei sistemi missilistici di cui sopra è su questa strada. E’ in atto uno scontro epocale in Africa. Dobbiamo sperare nel successo degli USA o credere che i cinesi, come neo-impero, sarebbero migliori degli USA?

Da: informatioclearinghouse.info

La politica statunitense non è fatta da un individuo o da quanta fiducia la gente abbia in Obama. […] La politica statunitense sarà soggetta a spunti di questo tipo: la sua [del presidente] visione e posizione politica; la disastrosa situazione che la sua amministrazione eredita; le future ed imprevedibili crisi. […]

Ma è al tempo stesso interessante, per comprenderne gli esiti, vedere di chi egli si sta circondando […] mentre, francamente, ciò che si evince dalla politica estera, al momento, non è positivo. […] e vediamo che si sta ri-assemblando lo staff clintoniano alla Casa Bianca. […] la sua squadra di governo agli esteri è dominata dai falchi, la vecchia guardia democratica degli anni ’90. […] Ricordiamoci che negli anni ’90, quando Clinton fu eletto, egli continuò nel bombardare l’Iraq; presiedette ad un regime di dure sanzioni economiche che uccisero centinaia di migliaia di iracheni e sotto l’egida delle NO FLY ZONE, sostenne la più lunga campagna di bombardamenti dai tempi del Vietnam. Ci furono, inoltre, il bombardamento e la dissoluzione della Jugoslavia. Il Sudan e l’Afghanistan furono attaccati, Haiti destabilizzata e attraverso il NAFTA si ebbe il totale dominio delle multinazionali che ha così negativamente influito sui lavoratori USA e ha devastato i PVS. Egli accelerò la militarizzazione in America Latina con la scusa della “guerra alla droga” e sostenne la privatizzazione delle operazioni militari americane. Inoltre e al tempo stesso le armi americane venivano vendute alla Turchia e all’Indonesia che attuavano rispettivamente dei genocidi contro i Curdi e i Timoresi dell’est. […]

Le istanze da falco di Obama:

– Il suo piano per intensificare la guerra in Afghanistan

– Un piano iracheno che potrebbe ridimensionare e riqualificare l’occupazione delle forze americane in un futuro prossimo

– Il fatto che abbia etichettato la Guardia Rivoluzionaria Iraniana come una “organizzazione terroristica”

– La promessa di usare unilateralmente la forza in Pakistan per difendere gli interessi USA

– La sua posizione riguardo Gerusalemme […] che “deve rimanere indivisa” – una osservazione che ha fatto infuriare i funzionari palestinesi e che egli ha poi tentato di correggere

– Il suo piano per continuare la “guerra alla droga”, un piano di riserva americano campagna contro le insorgenze in America Latina

– Il suo rifiuto di regolamentare l’uso di Blackwater e altre forze armate private nelle zone di guerra statunitensi, nonostante l’introduzione della legislazione per regolamentare queste compagnie e portarle sotto la legge americana.

 

 

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 con Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023 e con Amazon Kdp nel 2024.

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