Sulla falsa contrapposizione tra localismo e globalizzazione, lo studioso marxista Hobsbawm dice:”Non c’è incompatibilità tra localismi ed autorità sovranazionali: queste ultime preferiscono un indebolimento degli stati nazionali. Lo stesso discorso vale per le multinazionali che preferiscono confrontarsi con uno stato nazionale debole”.
Quindi, essere contro la globalizzazione non vuol dire battersi per uno stato nazionale forte e/o per il recupero delle tradizioni e nemmeno essere contro i monopoli e le multinazionali.
In particolare sulle tradizioni: oggi la loro riscoperta significa creazione di tradizioni nuove. Noi siamo staccati dal passato; infatti, viviamo nel presente, lontani da quelle tradizioni. Il bisogno di esse è una reazione alla alienazione sempre più penetrante della società odierna.
Se allora nazionalismi e tradizionalismi non sono contro il processo di globalizzazione, cosa può essergli fatale?
La solidarietà sociale (che non significa accettare delle religioni diverse, degli usi e costumi diversi, sposarsi obbligatoriamente tra persone di lingua e “cultura” diverse: questo è lapalissiano) unita ad una lotta per sviluppare l’espressività umana contro la sua meccanizzazione/tecnicizzazione. Queste priorità devono essere organizzate politicamente.
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