Mito della caverna-Platone-Heidegger (I).

Mito della caverna-Platone-Heidegger
Mito della caverna-Platone-Heidegger, dottrina platonica della verità, to alethes, periaghein, periagheghin, aletheia, orthotes, paideia,

di Sergio Mauri

L’ambito del pensiero quotidiano e l’ambito in cui vi è il pensiero filosofico. Non c’è invece differenza, per Heidegger, tra pensiero quotidiano e scientifico, visto che si occupano dell’ente. Il pensiero filosofico è attento all’ente, ma rivolge il suo sguardo all’essere. L’essere è un qualcosa di non assimilabile all’ente. L’ambito della filosofia è quello di rivolgere lo sguardo all’essere. Domanda: che cosa è l’essere? Non possiamo rispondervi perché non possiamo rispondervi come risponderemmo a una domanda su di un ente.

Il pensiero scientifico, è bene precisarlo, non è semplice come quello quotidiano. Le scoperte scientifiche vanno in senso contrario, diverso dall’ovvio: ad esempio le scoperte di Copernico. La scienza pensa all’ente, non si interroga sull’essere.

Ci siamo avvalsi di questa suddivisione per far risaltare l’incipit della Dottrina platonica della verità. Le scoperte scientifiche hanno il compito di risolvere problemi pratici. La dottrina di un pensatore non fornisce proposizioni utilizzabili nella vita pratica, ma ciò che esprime si “comprende” dal non-detto, risiede nel non-detto. Non è dicibile, è una sorta di chiamata alla nostra interpretazione, per tirarlo fuori. La filosofia è un compito di interpretazione, un rilancio continuo del non-detto.

Heidegger introduce ciò che rimane di non detto, è una svolta, un mutamento, una torsione. Nemmeno Platone vi è consapevole, non riesce a vedere la provenienza del proprio pensiero, come un punto cieco riguardo la vista: l’occhio non si vede. Un occhio che vede può essere visto da altrove. Il non-detto di Platone è una svolta che si determina nella Dottrina.

Centrale è il mito della caverna.

Lettura del mito dalle pagine di Heidegger. Lo svelato è una parola costruita da un privativo s che nega ciò che segue, il velato. To alethes è traducibile come lo svelato, il non nascosto. In greco abbiamo la a privativa.

I prigionieri una volta liberati e vista la luce, non vedono più le ombre. Chi li libera? Non si sa. Sono poi obbligati ad alzarsi, a girare il collo (periaghein), a levare lo sguardo verso la luce. Guardare in un’altra direzione, prendere le distanze da un pensiero astratto, parziale. È l’inizio di un orientarsi verso la filosofia. Platone fa raccontare questo a Socrate per dire: i prigionieri siamo noi, poi uno di noi è obbligato ad alzarsi, girare il collo. È la sofferenza del periagheghin, una conversione dello sguardo. Conversione è un termine poi utilizzato da pensatori religiosi in chiave cristiana.

Quindi sofferenza per il girare il collo e vedere la luce. Sarebbe, costui, accecato dal bagliore, non sarebbe più in grado di vedere le ombre che vedeva prima. Ora è più vicino all’ente.

L’osservatore riterrebbe, tuttavia, le ombre come più svelate dello svelato.

Dunque: il prigioniero viene liberato, vede le cose vere, gli fanno male gli occhi. Vorrebbe tornare indietro per tornare a vedere ciò che è nelle sue forze: le ombre. Se però ci vede male alla luce del fuoco, possiamo immaginare che fuori sarebbe accecato dalla luce. Una volta abituatosi alla luce del sole, potrebbe vedere le cose che si riflettono nell’acqua o le stelle di notte.

Potrebbe poi guardare il sole stesso.

Platone vuole condurre il lettore a considerare come si dovrebbero considerare le cose, gli enti. Per Platone il sole dovrebbe essere anche considerato come quello che consente le stagioni, il passare degli anni, eccetera. Ma dopo aver visto la luce del sole, chi vorrebbe ritornare nella caverna? Preferirebbe vivere da contadino sulla terra (versi di Omero) piuttosto che tornare nella caverna.

E se qualcuno nella caverna vi ritornasse, conclude Socrate, verrebbe ucciso dagli altri, visto che avrebbe gli occhi rovinati non in grado di vedere più nella caverna, confermerebbe l’inutilità di uscire dalla caverna e vedere il sole e la sua luce.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
** Se puoi sostenere il mio lavoro, comprami un libro | Buy me a book! **
** ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER ! **

About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.