di Sergio Mauri
Il volume di Arjun Appadurai propone una teoria che sostiene come il complesso insieme di trasformazioni, generalmente identificato con il concetto di globalizzazione, rappresenti una netta rottura con il passato, un processo di “polverizzazione” della modernità. Secondo Appadurai, la comunicazione di massa e le migrazioni transnazionali, i due principali elementi interconnessi che caratterizzano la globalizzazione, hanno un effetto combinato sull’immaginazione umana, riconfigurando completamente il processo di costruzione della soggettività.
Appadurai afferma che i media, a causa della molteplicità delle loro forme e della velocità con cui si diffondono nelle attività quotidiane, stanno trasformando il discorso quotidiano e diventando risorse per sperimentare diverse costruzioni dell’identità in varie società e per diverse persone. Le migrazioni di massa, se affiancate al rapido flusso delle informazioni mediatiche e dei mondi immaginati che queste informazioni generano, causano un’instabilità nella produzione delle identità moderne. Appadurai utilizza la metafora efficace dei “flussi disgiunti” per descrivere questa simultanea mobilità che coinvolge non solo i media e le persone, ma anche gli scenari tecnologici, ideologici e finanziari.
L’autore sostiene che l’immaginazione, il processo cognitivo e immaginifico alla base della rappresentazione del sé, diventa uno spazio di conflitto in cui individui e gruppi cercano di assimilare l’elemento globale all’interno delle loro pratiche moderne. L’immaginazione si sposta lungo traiettorie transnazionali, creando micro-narrazioni e identità di gruppo che si manifestano come sfere pubbliche diasporiche, superando qualsiasi confine spaziale nazionale. Appadurai parla di “modernità in polvere”, affermando che è improbabile che lo Stato nazionale, che ha costituito il fondamento della modernità, possa essere un regolatore a lungo termine della relazione tra globalità e modernità, dato il conflitto sempre più acuto tra Stato e nazione.
Dal punto di vista metodologico, questa realtà di un mondo come un “sistema interattivo” di flussi disgiunti richiede una revisione dell’approccio e della filosofia degli studi di area. Secondo Appadurai, gli studi di area devono orientarsi verso lo sviluppo di una teoria generale dei processi culturali globali, con particolare attenzione al contesto sociale, politico, economico e culturale in cui si manifestano i flussi culturali globali disgiunti. Questo approccio mira a comprendere appieno le relazioni causali e strutturali tra contesto e flussi culturali globali, nonché l’instabilità dei processi culturali.
Nella seconda e nella terza parte del volume, Appadurai esplora il rapporto tra modernità ed etnicità, analizzando come il cricket in India sia diventato parte integrante dell’identità nazionale indiana dopo l’indipendenza. Successivamente, esamina il ruolo dell’immaginazione coloniale nell’esercizio del potere burocratico durante l’impero, evidenziando l’importanza dei numeri come strumento di amministrazione e sottolineando come le enumerazioni e le categorizzazioni siano alla base di una concezione politica basata sulla competizione tra comunità essenzializzate ed enumerate, che persiste ancora oggi.
Nella terza parte del libro, Appadurai si concentra sul rapporto tra etnicità e modernità, confutando l’idea che l’etnicità sia una caratteristica esclusiva delle piccole comunità con un forte senso di identità collettiva, che li spinge verso atteggiamenti irrazionali, “antimoderni” e “primordiali”. L’autore sostiene che la violenza etnica non sia semplicemente il risultato di “sentimenti primordiali”, ma che intervengano diverse “strutture di sentimento” sociali e storiche, fortemente influenzate dall’immaginazione. Inoltre, Appadurai affronta la questione del rapporto tra globalizzazione, nazione e nazionalismo, cercando di delineare i possibili scenari futuri e le prospettive del patriottismo in una società che si sta dirigendo verso una fase post-nazionale. Afferma che non solo le identità etniche assumono sempre più forme transnazionali, ma anche le organizzazioni, i movimenti e i gruppi di interesse si strutturano o si muovono in direzioni transnazionali, rendendo obsolete le teorie tradizionali di comprensione delle realtà locali e dei fenomeni sociali che fino ad ora hanno caratterizzato l’antropologia e l’etnologia.