di Sergio Mauri
La musica tradizionale, come già scritto in precedenza, è morta. Le vecchie strutture sono state rase al suolo, ma le strutture che le sono succedute hanno avuto solo una funzione distruttrice e non creatrice. Chi potrebbero essere i destinatari di una ipotetica “nuova musica”? I “gruppi della borghesia avanzata” (concetto preso a prestito da Pasolini), cioè coloro i quali, per tutta una serie di ragioni – speriamo per lo più ingenue – hanno forti interessi culturali: attraverso questi loro interessi che sono anche ricerca, dimostrano la loro vitalità.
I protagonisti di questa musica sono le idee, artistiche o filosofiche che la stessa veicola. Dobbiamo essere coscienti del fatto che ciò che il sistema odia sono proprio le idee. Un nuovo tipo di musica, tuttavia, deve necessariamente sopprimere la messinscena di contorno all’esibizione: certi vestiti, palchi, luci, eccetera. Cioè il distacco dai destinatari.
Chi sono i musicisti oggi? I due tipi fondamentali sono: quelli che confermano ritualmente l’attuale società (capitalistica) e quelli che cercano di rifondarla – sconvolgendola – in senso orgiastico e primitivo. Ma entrambi questi tipi sono omologati nel non vedere null’altro che questa società (col suo corollario di successo e denaro.)
La “nuova musica” si rivolge ad un destinatario affatto diverso da quello di tutta l’altra musica: gli intellettuali (borghesi) avanzati. Con il declino ineluttabile della grandezza rivoluzionaria della borghesia, l’unica possibilità di salvare l’arte è quella di affidarla al suo unico contesto oggi possibile: quello dell’intellettualità avanzata, disinteressata, non necessariamente professionale, ancorché borghese.
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