a- il non limite dell’improvvisazione (il suono organizzabile) → il limite della musica scritta.
b- primato dell’improvvisazione (invenzione, creazione) sullo stile.
c- quando una musica viene scritta (codificata) già per questo è morta; si ferma. Diviene oggetto seriale (riproducibile) con l’illusione della possibilità di (virtualmente) infinite interpretazioni.
d- manuale di armonia di Schonberg
→ atonalità
→ suono generatore di Hindemith e dimostrazione della logica “naturale” acustica dei suoni armonici.
I due sistemi sono contrapposti.
→ Nietzsche (dionisiaco<–> apollineo)
Musica, senso e segno .
La musica non è un’arte indipendente da tutto il resto, dal mondo che la circonda, isolata dalla vita. In ultima analisi in essa non c’è nulla di astratto, nemmeno quando si vuole – di proposito – scrivere qualcosa di “astratto”. Neanche i musicisti lo sono. Sono agenti della loro epoca storica (vedi Mendelssohn o Kodaly, per esempio). Anche il qualunquismo dell’artista – inteso sia come passività al volere del mercato che come incapacità a creare sperimentalmente qualcosa di nuovo – non è una impossibile imparzialità dello stesso, ma un conformismo all’ordine esistente. Peraltro l’anticonformismo è sempre stato considerato come l’atto di partenza dell’insubordinazione sociale. Ogni epoca ha il suo conformismo: tra due epoche diverse lo stesso comportamento sociale può assumere due significati del tutto opposti. Questo si verifica oggi per esempio con la stravaganza o la protesta, che sono state mercificate cioè sdoganate all’esigenza dell’ottenimento del profitto. Ne risulta un’esigenza di aggiornare il nostro bagaglio culturale e critico.
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