Parto con una provocazione. In un anniversario del genere sarebbe sufficiente parlare del Partito Comunista Cinese, composto da 88 milioni di militanti operativi, per spiegare cosa sia il marxismo. Che ci piaccia o no, qualsiasi sia la nostra posizione politica, dobbiamo fare i conti anche con quella storia e, soprattutto, con i nostri scarsi mezzi interpretativi. Perché, spesso, di questo si tratta, almeno qui in Italia. La parola d’ordine è: studiare.
Nel nostro paese, tutto ciò che era opposizione all’esistente era dominio (contrastato) di un Partito Comunista Italiano sulla scena politica pre-caduta del Muro, ha in qualche modo ipotecato il futuro della teoria marxista, di una visione materialistica storica e dialettica della società e del mondo. In questo paese è diventata pura follia voler parlare seriamente e con cognizione di causa di una qualsivoglia teoria politica e, a sinistra, il crollo di quella storia che è cominciata con Bordiga e Gramsci (in antagonismo fra loro) ed è terminata con Occhetto (un surrogato di un surrogato di un surrogato), e sempre nell’orbita dell’URSS, non ha assolutamente facilitato un compito del genere. Lo stalinismo, continuato nel post-stalinismo, con la sua real-politik, ha reso complicata ogni riflessione sul tema, generando alla fine della propria parabola tanta omertà, falsa coscienza, abiura.
Ancora non siamo usciti da questo tunnel. Tutt’altro. Il modo di fare politica della sinistra residuale italiana è continuamente improntato a cercare dei punti di riferimento, accontentandosi di qualsiasi cosa possa in qualche modo irretirla, anche se si tratta di cose sbagliate. Putin, Assad, l’Iran….. Questo da un lato. Dall’altro, c’è il riflusso democraticista liberal-progressista (un ossimoro inconsistente) per cui postulata la totale identità (nello stile di Anna Arendt) di tutti i totalitarismi (nazifascismo=comunismo, e ammesso che il secondo fosse tale) il massimo dell’erotismo è rappresentato dalla democrazia borghese. Quella delle guerre, dello sfruttamento, dell’imperialismo e del colonialismo e della farsa elettoral-parlamentare.
Tuttavia, riflettere sui fondamentali è ancora utile. Il comunismo è scienza. Il comunismo non è un’opinione fra tante. Non è nemmeno un’utopia, visto che ha già esaurito quella fase, per passare a quella della scienza: ricordate il libro che Engels pubblicò nel 1880? Sono passati un pò di anni e, se non vi siete accorti che siamo già alla scienza marxista, per voi allora non c’è speranza! Il marxismo, asse portante del programma comunista, teoria politica del comunismo e comunismo esso stesso, non è un vangelo e nemmeno un testo immutabile da interpretare. Il marxismo è un metodo scientifico di interpretazione e cambiamento della realtà. Soprattutto di cambiamento della realtà! Questo al netto delle simpatie che ognuno di noi manifesta in ambito politico.
Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente( Karl Marx )
Marx ci aveva avvertiti che il comunismo non è la realizzazione di ciò che stà scritto nei libri sacri (decidete voi quali preferite: la Bibbia, il Vangelo, il Capitale….), ma noi non gli abbiamo creduto. Poi, abbiamo preso quei testi e quegli studi per il verbo fattosi carne o peggio per il logos a cui adeguare la realtà.
Il marxismo è scienza in divenire, sembra incredibile doverlo ripetere, ma tant’è. Il marxismo si adatta alla realtà, ai rapporti di forza reali vigenti in una data società, come punto di partenza per cambiarla. Il marxismo si adatta perfettamente alle più disparate necessità di comprensione delle dinamiche, contradditorie, che muovono i consessi umani. Per questo esso è virtualmente immortale e può rinnovarsi infinitamente. E’ altresì, l’unica vera arma in possesso di qualsiasi oppresso, in qualsiasi parte del mondo si trovi e in qualsiasi scansione temporale viva, dalla sua fondazione in avanti. Il marxismo, teoria politica del comunismo, con tutte le sue evoluzioni di successo, è “il più pericoloso proiettile scagliato contro la borghesia” (cit. Karl Marx), in quanto classe dominante mondiale.
Tutte le cazzate dette sul o contro il comunismo e la teoria politica marxista, sono il prodotto di quella schiera di sedicenti intellettuali stipendiati dal capitale, tronfi, ma intellettualmente impotenti, che cercano di ingabbiare la lotta di classe e le dinamiche sociali in una direzione di conservazione della struttura sociale dominante. Il pentitismo dilaga, la falsa coscienza si autoalimenta.
Tuttavia, senza marxismo e senza un programma comunista, non c’è futuro per la specie umana. La sua latitanza negli ultimi decenni ne è la riprova. Comunque la si pensi, il comunismo è e rimane l’inconveniente in agguato, il doppio minaccioso, pronto a riemergere dalle crepe della nostra società vergognosamente ingiusta. Con la scintilla del marxismo.
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