di Sergio Mauri
La filosofia di Martin Heidegger e quella di Gottfried Wilhelm Leibniz, sebbene appartengano a epoche e contesti molto diversi, presentano interessanti punti di contatto e di divergenza. Heidegger stesso ha affrontato e reinterpretato il pensiero di Leibniz in vari momenti della sua carriera, evidenziando tanto i legami quanto le differenze. Ecco una panoramica dei principali nessi tra le loro filosofie:
1. Il concetto di “essere”
- Leibniz: Leibniz è noto per il suo principio di ragion sufficiente, che afferma che nulla accade senza una ragione sufficiente. Questo principio implica una visione del mondo in cui ogni evento e stato di cose ha una spiegazione, che si ricollega all’idea di un ordine razionale e intelligibile dell’essere. Per Leibniz, l’essere è intrinsecamente legato alla logica e alla necessità metafisica.
- Heidegger: Heidegger critica l’approccio tradizionale alla metafisica, inclusa quella di Leibniz, per aver oscurato il vero significato dell’essere. In “Essere e tempo”, Heidegger tenta di riscoprire l’essere come una questione fondamentale che precede e condiziona qualsiasi ragionamento logico o scientifico. Egli distingue tra l’ente (Seiende) e l’essere (Sein), suggerendo che la tradizione metafisica, da Platone a Leibniz, ha confuso i due.
2. Il problema della sostanza
- Leibniz: Leibniz concepisce la realtà come composta da monadi, sostanze semplici e indivisibili dotate di percezioni e appetizioni. Le monadi sono le unità fondamentali dell’essere, ognuna con la sua prospettiva unica sul mondo, ma senza influenzarsi causalmente l’una con l’altra.
- Heidegger: Heidegger non accetta l’ontologia della sostanza proposta da Leibniz. Egli ritiene che l’idea di sostanza come base dell’essere sia una delle cause principali della dimenticanza dell’essere stesso. Heidegger propone invece una visione in cui l’essere è dinamico e relazionale, centrata sul Dasein e la sua apertura al mondo.
3. Linguaggio e comprensione dell’essere
- Leibniz: Per Leibniz, il linguaggio è uno strumento per esprimere le verità razionali e le relazioni logiche tra le monadi. Egli ha contribuito significativamente allo sviluppo della logica e della lingua formale, vedendo nel linguaggio un mezzo per riflettere la struttura logica dell’universo.
- Heidegger: Heidegger vede il linguaggio in modo molto diverso. Per lui, il linguaggio è la “casa dell’essere”, un mezzo attraverso il quale l’essere si rivela. Il linguaggio non è solo uno strumento di comunicazione o una rappresentazione logica della realtà, ma una dimensione fondamentale dell’esistenza umana che permette al Dasein di comprendere e articolare il proprio essere.
4. Il principio di ragion sufficiente
- Leibniz: Il principio di ragion sufficiente è centrale nella filosofia di Leibniz. Esso afferma che tutto ciò che accade ha una ragione sufficiente che può essere conosciuta, sostenendo una visione del mondo ordinata e razionale.
- Heidegger: Heidegger critica l’applicazione universale del principio di ragion sufficiente come una riduzione dell’essere a mera causalità e spiegazione logica. Egli sostiene che ci sono aspetti dell’essere che sfuggono alla spiegazione razionale e che la ricerca della ragion sufficiente ha portato a una comprensione impoverita dell’essere.
5. La questione della temporalità
- Leibniz: La concezione del tempo di Leibniz è strettamente legata alla sua ontologia delle monadi. Per Leibniz, il tempo è una successione di stati percepiti dalle monadi, non un’entità indipendente.
- Heidegger: La temporalità è un concetto centrale per Heidegger, che la considera come la struttura fondamentale dell’esistenza del Dasein. La temporalità in Heidegger è una dimensione esistenziale che permette al Dasein di proiettarsi nel futuro, di ricapitolare il passato e di essere autenticamente nel presente.
6. La metafisica e il suo superamento
- Leibniz: Leibniz è un metafisico tradizionale che cerca di spiegare l’essere attraverso principi logici e razionali. La sua metafisica è una ricerca di un ordine razionale e comprensibile nell’universo.
- Heidegger: Heidegger si propone di superare la metafisica tradizionale, che egli vede come una disciplina che ha frainteso l’essere focalizzandosi sugli enti. Egli cerca di riscoprire l’essere attraverso un approccio fenomenologico che mette in luce le condizioni pre-riflessive e pre-concettuali dell’esistenza.
In sintesi, mentre Heidegger riconosce il contributo di Leibniz alla storia della metafisica, egli critica molti dei suoi presupposti e delle sue conclusioni, proponendo invece una nuova ontologia che cerca di riscoprire l’essere al di là delle categorie tradizionali della filosofia occidentale.